L’amore è bello se non è litigarello! Beh, non scherziamo. Siamo cresciuti con il lieto fine delle favole, del “vissero felici e contenti”, ma cosa succede a Cenerentola dietro le mura del castello scintillante? Ritorniamo alla realtà! La donna è stata sempre legata a ricoprire ruoli tradizionali e responsabile del buon e/o cattivo andamento del focolare domestico. La violenza di genere è un fatto e nel corso degli anni abbiamo assistito ad una carneficina silenziosa. L’ONU e Unione Europea definiscono la violenza di genere come “una violenza che si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo e di possesso da parte del genere maschile sul genere femminile”. Giusto per dare un tratto esemplificativo tra le varie tipologie di violenza contro le donne rientrano: gli atti persecutori, i matrimoni forzati, la mutilazione dei genitali femminili, la tratta di donne e bambine, la violenza economica, fisica, psicologica e sessuale.
Il termine femminicidio, ha natura criminologica e sociologica, indica quella forma di violenza estrema esercitata sistematicamente dall’uomo sulla donna per il fatto di essere donna, in ragione della sua appartenenza al genere femminile, violenza esercitata attraverso varie condotte misogine per soddisfare senso di possesso o di superiorità e di dominio sulla donna.
Tale fenomeno si sviluppa all’interno della sfera intima e privata della donna. La base del problema risiede nella distorta idea di “possesso”. Il femminicidio è la conseguenza di un possesso negato e rivendicato dal suo possessore, incapace di accettare l’abbandono subito. Gli attacchi violenti non sono frutto di raptus o “eccessivo amore” ma derivano dalla perdita di autorità sulla vittima.
Il 9 agosto entra in vigore la legge cosiddetta “Codice Rosso”, legge n. 69/2019, che dispone le misure per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere. La legge prevede tempi processuali più rapidi per alcuni reati come i maltrattamenti in famiglia, lo stalking e la violenza sessuale, in modo da adottare tempestivamente quei provvedimenti volti alla protezione delle vittime, che verrà sentita dal Pubblico Ministero entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Altra novità della legge è quella dell’introduzione di nuove fattispecie di reato come la costrizione o l’induzione al matrimonio, il revenge porn (ossia la diffusione di foto o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito di una persona senza il suo consenso), il delitto di deformazione dell’aspetto mediante lesioni permanenti al viso ed inoltre misure in favore degli orfani per crimini domestici e delle famiglie affidatarie. Tuttavia, nonostante gli interventi legislativi e pene più severe, non dobbiamo dimenticare che il lavoro di prevenzione da compiere è prima di tutto quello educativo e culturale, perché l’amore non ha nulla a che vedere con la violenza ed il possesso. Eppure qualcuno diceva che “la non violenza distingue l’uomo dalla bestia” ma i passi di civilizzazione sembrano ancora lontani.
“La donna sarà anch’essa poeta quando cesserà la sua schiavitù senza fine, quando avrà riconquistato per sé la propria esistenza (nel momento in cui l’uomo, che è stato fino ad allora ignobile nei suoi riguardi, la lascerà libera).” A. Rimbaud
Sono Simona, avvocato, docente di Diritto e criminologa. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Catania. La curiosità verso quei circuiti e/o cortocircuiti della mente e dell’ambiente circostante mi ha portato ad esplorare tanti micro mondi lasciati nell’ombra. L’obiettivo è quello di dare visibilità agli invisibili, raccontando il mondo con serietà ed una buona dose di ironia. Ispirata dalla ricerca di quella Dea cieca che spinge una “mini-toga” a guardare sempre avanti con impegno. Il mio biglietto da visita: “Lo si voglia o non lo si voglia, io giustizia e verità impongo!” (Dario Fo).
Graziella
17 Febbraio 2020 — 20:13
Articolo molto bello e interessano!