Natale con i tuoi e Capodanno con chi vuoi? Guai ad andare contro le tradizioni. Soprattutto se vivi al Sud, questa festa si prepara con largo anticipo: la cura dei particolari è maniacale, si sceglie la quantità (a volte eccessiva) e insieme la qualità (capita solo una volta all’anno, che sarà mai) purché il risultato finale rasenti la perfezione: tavole imbandite, sorprese di ogni genere e sorrisi diffusi, perché il Natale dovrebbe renderci tutti un po’ più sereni, oltre che più buoni. Con la stessa serenità che ci porta a sorridere tra una portata e l’altra, sposeremmo le idee di chi, indipendentemente dal proprio credo religioso, senta di vivere l’atmosfera della natività in maniera concettualmente simile ma praticamente alternativa? Di seguito qualche “pillola” per regalarsi un Natale moderno e anticonformista, in caso venisse voglia di provare.
In un centinaio di grandi e piccole città italiane esiste da decenni il Natale della Comunità di Sant’Egidio, rete di solidarietà presente in più di settanta paesi al mondo. Un pranzo che riesce a far sedere tanti alla stessa tavola: i senza dimora, i rifugiati, i bambini di strada, i minori in difficoltà. Da Santa Maria in Trastevere a Roma a San Nicolò l’Arena a Catania, sono soprattutto le chiese ad essere addobbate a festa per l’occasione. Chiunque volesse essere presente è invitato a raggiungerle intorno alle 12,30 della mattina del 25 Dicembre: si può partecipare attivamente e trattenersi per la durata del pranzo servendo ai tavoli, oppure contribuire in altri modi alla sua realizzazione. Anche scegliere di fare una piccola donazione manifesta in maniera tangibile la sensibilità al tema e non obbliga a sottrarsi al tanto atteso banchetto familiare, ma è un gesto per nulla coraggioso. I padroni di casa più temerari regalerebbero un posto alla propria tavola all’ospite che, pur avendone una, vi siederebbe da solo. Più porte aperte, più case piene; più sorrisi, più … portate!
Sono Iolanda, giovane insegnante di Lingue straniere, traduttrice ed esterofila. Ho studiato a Catania e poi a Roma, passando per Madrid. Ci ho messo poco a capire che la mia vita sarebbe girata intorno al mondo della formazione dei giovani. Vorrei che tutti loro imparassero ad amare le culture straniere, oltre che le lingue. Perché gli idiomi sono strumenti che, allo stesso tempo, rivelano integrazione e tutelano identità.