Dall’oracolo di Delfi alla Sibilla Cumana, dallo studio della magia bianca nel Rinascimento passando attraverso la caccia alle streghe medievale, l’Occulto e la possibilità di un rapporto con esso è stato nei secoli un argomento discusso, attraente o condannato, liquidato dalla ragione positivista dei nostri giorni, o frequentato dalle menti curiose, eccentriche o inquiete. Di certo il mistero dell’esistenza non può essere risolto da una formula matematica, anche se poi non tutti aderiscono a certe verità indimostrate, come l’esistenza di speciali doni nell’essere umano. Patrizia Raddusa, in esclusiva, racconta a “Spazi Esclusi” di possedere un dono, e di avere avuto, finalmente, il coraggio di parlarne, e di metterlo a servizio degli altri.
Puoi raccontarci della tua infanzia?
Sono cresciuta in un ambiente inusuale, con una madre sensitiva, nonostante questo non avevo capito di essere sensitiva io stessa, e molte volte ho dubitato del mio equilibrio mentale. La sensitività mi consente di “avvertire”, non è una scelta, qualcosa arriva a me, mio malgrado, e non so bloccarla. Sono sempre stata una ragazza molto particolare, solare ma al tempo stesso misteriosa. Iniziare a mettermi in gioco con l’occulto è stata una scelta difficile, ho vissuto molte resistenze fino ad accettare alla fine questa parte di me.
Un talento del genere richiede una cura, una disciplina?
Il mio dono cresce rimanendo in spiritualità, entrando in contatto con la mia interiorità, è un lavoro che si fa su sé stessi, ho sempre avuto questa capacità, per eredità di famiglia, prima però non prestavo ascolto a questa ricchezza, perché mi faceva paura, oggi ne faccio tesoro. Ho familiarizzato alla fine col dono, ho imparato a gestirlo, ho scelto di metterlo al servizio degli altri. Ho la certezza di una protezione, di essere nel giusto cammino. Non ho mai pensato al mio dono come a una professione, ho sempre aiutato gli altri e insieme lavorato. Sono mamma di tre figli e ho avviato mie attività commerciali, quando poi però mi sono resa conto che tutto e sempre mi riportava verso questo mio talento, e diventava inevitabilmente dominante nella mia giornata, ho interrotto ogni attività lavorativa e deciso di perfezionare queste mie capacità mettendole a disposizione di chi potesse averne bisogno. Le strade si sono sempre chiuse, finché non ho incontrato la mia.
Come si manifesta la tua sensitività?
Si manifesta nelle percezioni a pelle, non ho sempre la veggenza, io non vedo ma sento le cose, con grande forza. Prima che accada qualcosa, anche se si tratta di eventi che riguardano persone che non conosco, io riesco a percepirlo. Una volta ho avvertito la guarigione di un’amica, che sembrava essere ormai per tutti destinata alla morte, per il suo gravissimo stato di salute. Io sentivo con nitidezza che ce l’avrebbe fatta. Ovviamente la medicina ha gli strumenti per sconfiggere le patologie, non intralcio né intervengo in alcun modo in questo, ma in alcuni casi certe consapevolezze irrazionali ed esatte mi accompagnano inspiegabilmente.
Se ti è possibile avvertire prima gli eventi, questo vuol dire che sono già scritti? O ritieni che la veggenza possa conciliarsi col libero arbitrio?
Il libero arbitrio esiste ma può essere intaccato, il nostro karma è già deciso, è necessario passare attraverso certe situazioni, maturare una consapevolezza di questo può aiutarci a uscire da un vicolo cieco. Certe strade, seppur pesanti, se affrontate con coraggio e serenità, ci fortificano, e la cognizione che acquisiamo del nostro percorso può sbloccare situazioni non facili.
Come attraversare un tunnel buio, che però al suo fondo promette luce?
Esatto, non c’è altro modo per arrivare alla luce che affrontare quel percorso accidentato, con un atteggiamento coraggioso e positivo nei confronti della vita. Questo non significa rassegnarsi, fermarsi, ma accettare, cioè restare in cammino.
Che ruolo ha la fede nella tua vita?
La fede può salvarci, può modificare il nostro karma, l’apertura che si crea ci consente un accesso all’evento miracoloso, come le più antiche e recenti religioni insegnano. Non escludo l’aiuto angelico, la misericordia divina che ci consente di cambiare gli eventi negativi.
Adesso che hai reso il tuo talento un lavoro, non hai paura di essere fraintesa nelle tue intenzioni?
Il lavoro deve essere sempre l’offerta delle nostre risorse agli altri, ma consentirci al tempo di sopravvivere. Io dedico la mia giornata a chi può aver bisogno del mio dono, ma non ho mai speculato intorno a questo mio talento, ho una grande responsabilità rispetto a questo.
Nelle tue vicende private e sentimentali, la tua sensitività ti ha aiutato?
Sì ha sempre funzionato, mi aiuta nelle scelte anche se la mia risolutezza a volte contrasta con le mie sensazioni. Anche quando già so che una cosa è sbagliata o non può funzionare, perché il mio istinto lo urla, scelgo di seguire il sentiero fino in fondo e non sottrarmi alla necessaria esperienza.
Nessuna scorciatoia, dunque…
Anche prima di sposarmi sapevo che non avrebbe funzionato, eppure ho accettato fino in fondo di attraversare il “tunnel buio”, a volte bisogna fare certe cose, pur sentendo con chiarezza altri messaggi interiori. Il fiume deve fare il suo corso, bisogna lasciarsi andare al flusso della vita, non lo si può combattere.
Che relazione hai con i Tarocchi?
Sono un tramite della sensitività, attraverso i loro messaggi io riesco a vedere ciò che non si vede, aiutare i consultanti ad ampliare la loro visione della realtà. Sono uno strumento di conoscenza. Hanno tuttavia una loro sacralità antica che potenzia la sensitività che abbiamo dentro.
Le persone che vengono da te per un consulto, un aiuto, un consiglio, hanno sempre avuto riscontro dell’esattezza delle tue previsioni?
Esistono soggetti maggiormente “leggibili” perché sono più aperti, e meglio disposti nella relazione. Non creano alcuna barriera. Esistono però persone che portano con sé delle resistenze, forti chiusure, che non sempre riesco a “oltrepassare”, avverto uno scudo, che può dipendere dal loro scetticismo o da stati mentali ostili o pregiudiziali che intralciano il mio lavoro che dovrebbe basarsi sempre su una collaborazione. Io mi sento accompagnata da entità, presenze sempre uguali, che mi aiutano in questo lavoro.
Chi va oggi dalla Cartomante?
Occultamente un po’ tutti. È un pubblico vasto, dal disperato, all’emarginato sociale, dal politico all’intellettuale, dall’assetato di risposte al curioso dell’occulto. Non c’è un profilo omogeneo, contrariamente al luogo comune che vuole come cliente ideale la persona credulona o ignorante. Tutti noi, sin dall’antichità, abbiamo mostrato esigenza di risposte, e ci sono infinite strade per conseguirle. I tarocchi non esauriscono il sapere ma danno un’interessante prospettiva di osservazione sulla propria esistenza, peccato che oggi molti ciarlatani e truffatori inficino il lavoro di chi con serietà, abnegazione e amore, e senza speculazione economica, intende studiare le carte e renderle ponte tra le interiorità, canale di comunicazione della veggenza, questo sì, il vero mistero dell’essere umano.
Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.