La Rete ha un lato oscuro. È una realtà parallela che da un lato ha permesso di connetterci con il mondo, abbattendo confini geografici, facilitando la comunicazione ed elevando in modo esponenziale il carico di informazioni e notizie accessibili a tutti, dall’altro ha creato una realtà virtuale e nascosta che si sovrappone a quella reale, favorendo la nascita di fenomeni antisociali mediante l’utilizzo delle nuove tecnologie. L’anonimato della Rete e la protezione fisica dello schermo abbassano i freni inibitori e diventano giustificazione di comportamenti devianti. Reati e condotte antisociali che nella vita reale generalmente trovano delle resistenze attraverso il divieto di una norma si spostano nella rete virtuale creando una “zona oscura” priva di regole, dove invece tutto è permesso. Questa strada incontrollata facilita il proliferarsi di nuovi pericoli per i minori, come il grooming.
Il grooming è l’adescamento del minore in rete. Si prepara l’esca che consiste in un processo di socializzazione durante il quale l’adescatore interagisce con il minore condividendo i propri interessi, al fine di guadagnare la sua fiducia, diventando un amico subdolo ed insidioso, inducendo il minore a superare le sue resistenze attraverso una lenta manipolazione psicologica. Lo schema dell’adescatore segue generalmente un percorso specifico. Inizialmente sceglie la sua vittimaattraverso luoghi di incontro virtuali come social network, forum, chat. Il primo contatto è detto friedship-forming stage si costruisce così un’amicizia stimolando la curiosità e l’interesse del minore. Il secondo step, relationship-forming stage, èmirato adinstaurare un rapporto di amicizia e confidenza più solido facendo leva sulle fragilità tipiche dell’età dello sviluppo come il rapporto conflittuale con i genitori oppure la mancanza di autostima. Il terzo step, definito risk assesment stage, ha la funzione di accertarsi della mancanza di un controllo genitoriale oppure di una supervisione nell’uso del computer. Il quarto step, exclusivity stage, intende intensificare l’attività di persuasione al fine di creare una relazione più esclusiva attraverso reciproche confidenze personali. Il quinto step, sexual stage, è il momento della seduzione, con l’introduzione di temi ambigui senza che il minore risulti spaventato, per poi arrivare a richieste precise come esibizioni in webcam, l’invio di foto del minore, oppure programmando un incontro fuori dalla realtà virtuale. Per proteggere i più piccoli da queste nuove forme di violenza, il legislatore italiano con la Legge n. 172 del 2012, sulla base dei principi stabiliti della Convenzione di Lanzarote per la tutela dei minori contro lo sfruttamento e all’abuso sessuale, introduce l’art. 609 undecies del codice penale il reato riconducibile al c.d. grooming inteso come “qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante l’utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione.” Ricordiamoci che non possiamo restare fermi ed impreparati, una linea di confine tra il reale e virtuale deve essere garantita e non soltanto con l’introduzione di una sanzione ma anche con un’attenta vigilanza degli adulti.
“Non c’è responsabilità più sacra di quella che il mondo ha verso i bambini. Non c’è dovere più importante di garantire che siano rispettati i loro diritti, che il loro benessere sia tutelato, che le loro vite siano libere dalla paura.” (Kofi Annan)
Sono Simona, avvocato, docente di Diritto e criminologa. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Catania. La curiosità verso quei circuiti e/o cortocircuiti della mente e dell’ambiente circostante mi ha portato ad esplorare tanti micro mondi lasciati nell’ombra. L’obiettivo è quello di dare visibilità agli invisibili, raccontando il mondo con serietà ed una buona dose di ironia. Ispirata dalla ricerca di quella Dea cieca che spinge una “mini-toga” a guardare sempre avanti con impegno. Il mio biglietto da visita: “Lo si voglia o non lo si voglia, io giustizia e verità impongo!” (Dario Fo).