Pitagora di Samo, filosofo e matematico in costante contatto con la cultura orientale, ci aveva avvertito: il mondo è “cosmo” ossia una struttura razionale in cui i movimenti delle sfere celesti producono una singola tonalità musicale, e dall’accordo tra i vari suoni scaturirebbe così un concerto di fondo, quell’armonia delle sfere regolata da rigorosi rapporti matematici e oggetto di studio, attraverso i secoli, per intellettuali del calibro di Dante, nella sua “Comedìa”, passando per Marsilio Ficino e Pico della Mirandola fino ad arrivare a Keplero nell’ “Harmonices Mundi”, con un piede nella tradizione pitagorico-platonica e l’altro nella nuova scienza. Oggi i più illuminati musicisti, seguendo una tradizione che deframmentando ogni cronologia ha i suoi referenti in Verdi, Mozart, e il suo apice in Bach, accordano i loro strumenti alla frequenza di 432 Hz, frequentemente utilizzata in musicoterapia e nella meditazione, come ci spiega Salvatore Ortisi, italiano ormai radicato da otto anni in terra olandese, profondo conoscitore delle discipline orientali e in particolare dell’antica arte terapeutica delle campane tibetane.
È il suono della natura, induce nella mente umana uno stato di profondo rilassamento, ed è la frequenza a cui sono accordate generalmente le campane di cristallo, che esistono in sette varianti e riproducono le differenti note. Le campane che utilizzo io, su di me e sugli altri, sono invece costituite da una lega di sette metalli che corrispondono ai sette pianeti e agiscono sui punti nodali dei sette chakra in cui vengono posizionate nella terapia. Il loro suono non è fisso, si armonizza con la persona e ristabilisce un equilibrio psicofisico in caso di necessità. L’assolo diventa “concerto” armonico quando le diverse campane vengono utilizzate in incontri di gruppo, sotto la guida esperta di un maestro: immaginate venti campane, suonate da venti persone diverse, armonizzarsi e produrre un unico suono.
Ho l’apparato immaginativo teso, ci provo. Immagino. Ma quello che mi detta la mente non è di natura visiva ma acustica, l’OM di cui ho avuto esperienza alle lezioni di yoga, quando le diverse tonalità tendono, protratte nel tempo, ad accordarsi verso un unico suono che non è la somma delle parti. È allora che avvertiamo di essere in qualche modo uno, collegati a un livello più sottile. Esiste una relazione tra il suono emesso dalle campane tibetane e l’OM?
Assolutamente sì. Le campane che sono di origine antichissima, e vengono battute rigorosamente a mano, sono lo strumento in grado di riprodurre con maggiore esattezza il suono primordiale dell’OM.
Come si svolge il massaggio sonoro? Lo chiedo nella speranza che finalmente la mia immaginazione sia solleticata più della tentazione di visualizzare che sentire…
Consiste nell’adagiare sulla persona sdraiata tre o più campane, risalendo verso i chakra superiori si scelgono le campane che emettono tonalità più piene, profonde, utilizzandone generalmente due per volta per un’ora circa: si tratta di una vibrazione perdurante che va poi a scemare, come una sorta di diapason. Per il trattamento personale bastano quindici minuti al giorno, in quel caso occorre individuare il chakra meno armonico, e lavorare su quello, quando sarà armonizzato la campana emetterà un suono nettamente differente. È necessario colpire la campana col battente in legno, che ha una parte in cuoio che influenza la natura del suono, e iniziare, solo dopo, un movimento di rotazione che deve concludersi gradualmente, con un movimento armonioso, come se si stesse disegnando una lettera S su un foglio di carta. È pure possibile riempire la campana d’acqua, si produrrà un suggestivo effetto fisico sull’acqua che funge da conduttore generato dalle onde sonore. Anche il nostro corpo è composto al 70 per cento da acqua, e risponde alle potenti vibrazioni allo stesso modo.
Quali sensazioni si ricevono? Potresti regalare ai lettori di “Spazi Esclusi” un’immagine che racconti l’incontro e la relazione più frequente con le campane tibetane?
Nel mio caso ho avvertito attrazione: sono state un magnete per me. Il loro suono, a cui non siamo abituati, produce un distacco mentale dalla realtà. Come se la mente razionale, incalzata troppo spesso dai turbamenti quotidiani potesse così staccare la spina, e confortare i suoi “brividi interiori”, le sue angosce, i suoi smarrimenti, con quella strana coperta che si adagia sulle tue spalle, ti avvolge, ti avvince, ti prende, e sei fatalmente agganciato dalla curiosità. Così inizia la mia ricerca, che è un viaggio ancora in corso di cui magari, un bel giorno, potrò raccontarvi nuove significative tappe. In attesa di nuovi stimoli e racconti, e con una fondata speranza di pace interiore nel cuore, ti salutiamo e ringraziamo per la tua testimonianza!
Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.