Cosa pensiamo quando, dopo molti anni, ritroviamo un vecchio peluche che ci ha tenuto compagnia da bambini? La fotografa tedesca Katja Kemnitz, nei suoi scatti minimalisti Too Much Loves, fotografando dei peluche “prima e dopo”,sfrutta l’estetica dell’usura per raccontare la trasformazione degli oggetti e il loro potere di assorbire e testimoniare la vita emotiva ed esplora il mondo dei sentimenti e dei ricordi attraverso un mezzo inaspettato e toccante: i peluche usurati dal tempo. Un peluche è un oggetto che ha un grande valore simbolico nell’evoluzione e lo sviluppo psicologico del bambino, perché è rappresentazione tangibile di un “amore” vissuto ma anche un primo oggetto di transizione esterno alla famiglia che aiuterà il bambino ad emanciparsi dai suoi genitori. L’indipendenza emotiva rappresenta un percorso faticoso necessario a sganciarsi dai primi amori del bambino e questi peluche, logorati dal tempo e dall’affetto, sono testimonianza di un tempo reale e sentimentale passato che è mutato fino al loro completo abbandono fisico. I peluche quindi diventano testimoni materiali di questo distacco verso la conquista dell’autonomia personale ma anche una manifestazione tangibile dell’amore e del legame affettivo che ne modifica l’aspetto. In Too Much Loves l’usura dei peluche è elemento centrale della rappresentazione come simbolo poetico della durata e dell’intensità del legame affettivo. Le scuciture, le orecchie strappate, i colori sbiaditi, il pelo consunto raccontano un amore “concreto” perché per molti bambini questi peluche rappresentano compagni di vita, confidenti silenziosi, a cui è stato affidato il proprio mondo interiore e le proprie paure, e tutto questo coinvolgimento si è manifestato attraverso il costante contatto fisico che ha finito per logorarli per “troppo amore”. Il peluche è oggetto universale, simbolo di un’infanzia condivisa e ricordo di un’innocenza perduta, che tutti riconosciamo e con cui è facile empatizzare. Questi scatti vogliono risvegliare nello spettatore quella parte di sé “bambino”, quella che ha avuto il proprio “migliore amico” di stoffa o di peluche, con cui vivere i sogni e le paure. Questi oggetti, spesso dimenticati o relegati in soffitta, incarnano un tempo perduto, e ogni segno di usura riporta alla mente storie che ciascuno ha sepolto nella memoria, nel tempo e nella dimensione nostalgica dell’infanzia.

Katja Kemnitz, Too Much Loves

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