Avete mai provato l’emozione di osservare il mondo che si nasconde dentro un libro? Magari proprio quella stanza descritta dall’autore con dovizia di particolari. Incantarvi davanti alle parole che hanno preso corpo facendosi tangibilmente tridimensionali? A me accade sempre davanti al mio diorama, una di quelle magiche scatole che riproducono ambientazioni reali in scala ridottissima. In questo caso è riprodotta la vecchia libreria di cui si narra nel romanzo di Madeline Martin “l’ultima libreria di Londra”. Non è un semplice oggetto artigianalmente perfetto nella cura dei dettagli, è una vera e propria macchina del tempo. Ne accendo la calda luce interna, la osservo e col pensiero, come Alice, mi faccio piccola piccola e sono lì, in una Londra ferita dalla guerra, accoccolata sulla poltrona, immersa in una dimensione fatta di libri, giornali, luci soffuse. Mentre il mondo là fuori è impazzito, i libri si fanno rifugio per l’anima. Mi sembra di sentire l’aroma del legno, lo scricchiolio del vecchio pavimento, il profumo di antiche rilegature e della carta. Sono lì, a soffiare via la polvere da qualche copertina sbiadita e dai pensieri. La mia piccola scatola delle meraviglie, posizionata tra i libri e poco più grande di alcuni di essi, è una fedele compagna per la fantasia. Accanto a me, così come i miei gatti, mentre scrivo racconti, è un balsamico orizzonte quando alzo lo sguardo dall’asettica luce del computer. Chi è l’autore di questa scatola delle meraviglie? È una giovane donna, vive a Catania, si chiama Vincenza, è una persona dal tono di voce pacato, lo sguardo dolcissimo e voglio condividere con voi quattro chiacchiere con lei.
Vincenza, le sue mani creano mondi fantastici. Ci racconti da dove è partito tutto?
Da mio marito, Ivano, complice e colpevole di questa avventura. Lui è un appassionato di cultura giapponese e proprio i giapponesi sono maestri in tema di diorami. Un giorno mi ha detto: “Dovresti provare a creare oggetti di questo tipo, con le tue conoscenze tecniche e artistiche questi progetti sono nelle tue corde” aveva ragione.
Vincenza parla di progetti e di tecnica ed è proprio nella precisione tecnica che risiede gran parte del lavoro.
Una volta che la fantasia mi parla occorre documentarsi, continua a raccontare bisogna fare andare in scena una precisione millimetrica, lo studio dei materiali, dei colori e delle tecniche, ad esempio anche quelle di invecchiamento del legno in alcuni casi. Nulla viene lasciato all’improvvisazione, nemmeno la minuscola illuminazione che deve sposarsi agli ambienti per creare l’atmosfera giusta.
Ecco, ha parlato di ambienti. Quali sono i suoi preferiti? Cosa stimola maggiormente la sua fantasia?
I temi letterari sono quelli che stuzzicano maggiormente la mia creatività. È una sfida che amo sempre di più. Del resto, “diorama” significa vedere attraverso e con queste mie “creature” si accede a mondi fantastici. Ho iniziato con la saga di Harry Potter i cui ambienti si prestano alla creazione di questi piccoli gioielli per collezionisti. Legno, colori caldi e luci ben studiate, ricreano la magia raccontata nelle storie di Joanne Rowling.
“Sto procedendo in questa direzione e quando un romanzo mi parla, la fantasia inizia a ribollire e da lì al diorama dedicato è…un attimo”, mi dice ridendo. Beh, non è esattamente un attimo ma Vincenza, nella sua mente, vede già il progetto terminato. Il “vedere prima” è una caratteristica di chi progetta, andare dritti all’obiettivo che si ha ben chiaro in testa è alla base.
La passione ha dato vita al marchio di Vincenza e Ivano “CreUp”, ogni oggetto viene consegnato in un imballaggio curatissimo sia in termini di resistenza che di estetica. Tutti i Diorami sono accompagnati da un certificato di garanzia e da una descrizione così piena di amore da riuscire a preparare e accompagnare verso la magia in cui si sta per entrare.
Ringrazio Vincenza, sicura che le nostre chiacchierate fatte di libri e nuove storie da raccontare stanno già alimentando la sua creatività e che qualcosa di magico bolle in pentola!
Il mio diorama mi porta ogni giorno in una Londra degli anni Quaranta. Voi? Dove vorreste farvi trasportare?
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