Alla luce calda del lume lo specchio restituisce un’immagine di cui la donna sembra essere particolarmente soddisfatta. I nastri dell’acconciatura scendono a sfiorare leggermente le spalle lasciate scoperte dalla scollatura di un bellissimo abito in raso verde. Quando il sarto le ha mostrato la stoffa dall’ incantevole verde brillante non ha avuto dubbi: quel colore non solo avrebbe fatto risaltare la pelle chiara e il rame dei suoi riccioli ma l’avrebbe resa incredibilmente alla moda. Come lo aveva definito? Ah! Sì… “verde Parigi”. Il suo sarto era sempre un passo avanti e con l’abito di stasera si era superato. La donna fa un altro mezzo giro su sé stessa e si volta ad ammirare, ancora una volta, la sua immagine allo specchio. La luce del lume trema leggermente e le pieghe della stoffa sembrano inghiottire quella luce per restituirla in bagliori che sono una festa per gli occhi. Il fruscio dell’ampia gonna è musica per la bella signora sorridente, ignara che un nemico silenzioso stasera danzerà con lei sfiorandone la pelle morbida.
Quasi cento anni prima, in Svezia, il chimico Carl Wilhelm Scheele, creava un nuovo e brillante colore, il verde Scheele, inconsapevole che i suoi avvertimenti circa la cautela con la quale usare questo pigmento sarebbero stati ignorati. Avvertimenti necessari considerato che alla base di questa magia cromatica c’è il nemico silenzioso della bella signora inglese di questa nostra storia: l’arsenico.
Sarti, arredatori, persino creatori di giocattoli per bambini, resteranno folgorati da questo colore stregato. Si dice che chi di verde si veste a sua beltà s’affida, ebbene, le signore eleganti di piena epoca vittoriana dovevano essere ben sicure delle loro grazie perché fecero del verde Parigi un’immancabile nuance, così come la nostra protagonista, nel proprio guardaroba. Le case più belle e alla moda dovevano avere carte da parati che sfoggiassero quel particolare e luminoso verde. Intanto, in ogni fibra, il nemico silenzioso sonnecchiava, pronto a vivere al primo accenno di umidità. Pulviscolo invisibile che entra nei polmoni, irrita la pelle, avvelena piano e inesorabilmente. Bellezza velenosa che striscia tra crinoline ed eleganti arredi fino ad uccidere, lentamente.
Questa sera il salone delle feste brilla come una pietra preziosa, l’orchestra suona instancabile, le coppie volteggiano su note ora lente ora allegre e vivaci. Le signore sorridono felicemente sudate nei loro abiti da sera. L’aria si è fatta calda e umida. La nostra protagonista è splendida nel suo abito di raso verde, è bellissima abbracciata al suo assassino.
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Mi chiamo Barbara, diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Perugia, sono da sempre appassionata di Arte e Antiquariato. Amo associare l’idea di viaggio a quella di immersione nell’arte, ritenendo il mondo un prezioso scrigno colmo di tesori. La scrittura di racconti e la compagnia dei libri sono la mia vita ed è a loro che mi dedico con passione perché, citando Umberto Eco, “chi legge avrà vissuto 5000 anni, c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.