Per poter scorgere questo luogo magico dalla piazza principale bisogna voltarsi, dare le spalle al belvedere e alzare gli occhi al cielo. In lontananza la roccia, una grande croce e…qualche chilometro per poterla ammirare da vicino. Dove ci troviamo? A Taormina, perla della nostra Sicilia orientale. E non parliamo di uno dei suoi siti più celebri, ma di un gioiello ancora nascosto ai più: la chiesa di Madonna della Rocca, altrimenti detta S. Maria della Rocca, raggiungibile a piedi dal centro tramite diverse centinaia di scalini o in auto proseguendo verso Castelmola.
Fondata intorno al 1640 dall’Abate Francesco Raineri con il supporto dell’allora arcivescovo di Messina, è incastonata nella roccia del monte Tauro che sovrasta la cittadina, circondata da quello che anticamente era un piccolo monastero e posizionata poco sotto il più antico Castello Saraceno. Pare che ne abbia fatto menzione il geografo arabo Edrisi; quindi le sue origini, almeno secondo la leggenda, devono essere molto più remote. Percorrendo la strada che porta all’ingresso della chiesa, il visitatore non può che fermarsi ad osservare il panorama mozzafiato che cinge l’area: un piccolo presepe sul mare, che la sera si anima di luci e spesso di musica, direttamente dal Teatro Greco. L’interno presenta caratteristiche uniche: il tetto ricavato dalla pietra viva, le pareti affrescate, in primo piano la statua della Madonna e accanto a lei un sobrio altare. Alla sinistra, un’apertura che conduce al suggestivo cortile interno. Nonostante possa contenere meno di un centinaio di fedeli per le sue piccole dimensioni, rimane tra le chiese più ambite per la celebrazione di nozze, data l’atmosfera intima che si respira tra le sue mura. Vale la pena, quindi, dedicare un po’ del proprio tempo alla visita di questa porzione di Taormina che il maestro Nino Carnabuci, anch’egli taorminese, immortalò su tela nel 1983 e che gli stranieri ci invidiano, tanto da averla celebrata nelle scene della nota serie tv The White Lotus. È particolarmente consigliata la visita nella terza domenica di settembre, in cui si celebra la sentita festa religiosa.
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Sono Iolanda, giovane insegnante di Lingue straniere, traduttrice ed esterofila. Ho studiato a Catania e poi a Roma, passando per Madrid. Ci ho messo poco a capire che la mia vita sarebbe girata intorno al mondo della formazione dei giovani. Vorrei che tutti loro imparassero ad amare le culture straniere, oltre che le lingue. Perché gli idiomi sono strumenti che, allo stesso tempo, rivelano integrazione e tutelano identità.