Due eroi, due amici, due amanti. Tre dimensioni narrative ma un’unica grande storia d’amore che vede Patroclo e Achille come protagonisti. Un principe in difficoltà, affidato a Peleo, nel regno di Ftia e il bellissimo, inarrivabile figlio di questo sovrano che si incontrano unendo le loro risorse. Come una quercia Achille e Patroclo come la sua ombra, uniti ma profondamente diversi, da adolescenti a uomini, percorreranno insieme il sentiero della gloria, della memoria e del destino con le paure, i sogni, i progetti di qualunque essere umano.
È un romanzo che ricorda molte cose senza esserlo. I poemi epici, i romanzi di formazione, le avventure per ragazzi. E tuttavia è molto altro. Ha il merito di tradurre in prosa poetica, nel linguaggio del romanzo, le grandi gesta degli eroi mitici, lasciando sullo sfondo il loro contesto più proprio, la guerra, la violenza, il sangue, il capriccio degli Dei. Tutti questi elementi esistono ed emergono talvolta, perché sono la sostanza che permette la genesi dei protagonisti, ma sono le voci di Achille e Patroclo a restare dominanti, rispetto alla cornice della Grecia antica. Si tratta di voci che potrebbero appartenere a due giovani qualsiasi, di qualsiasi tempo. Questa è la forza del libro, ed è al tempo stesso quella di ogni libro: l’universalità che consente al lettore di sentirsi ora Achille ora Patroclo, ora entrambi, se vive o sogna una relazione intensa e per certi versi devastante come la loro. I personaggi sembrano scolpiti nel legno, i loro tratti sono sicuri, li vediamo quasi alla descrizione dell’autrice che racconta ogni dettaglio minuziosamente, e lo fissa nella memoria del lettore per sempre, come fa il sentimento. L’emozione è vibrante, cresce in noi leggendo e si nutre di mille particolari, modifica in molte forme il suo aspetto, ricalcando la relazione d’intensità crescente dei due protagonisti che a dispetto della moltitudine di altri personaggi svettano, come, apparentemente, i soli della narrazione. È uno scenario che non ha confini quello in cui si inseguono, dal palazzo alla natura, dalla vita alla guerra, dalla terra all’Ade, perché l’amore sposta i confini, o non li accetta, e si espande in armonia col sentire. È una storia che sa trasformarsi, e per questo trasformarci. E travolgerci, come la passione che narra, come la passione con cui la leggiamo.
La canzone di Achille, Madeline Miller.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.