Come un piccolo orologio, il suo tic tac ci accompagna per tutta la vita, senza un giorno di riposo: quello cardiaco è il più infaticabile tra i nostri organi, e segna con il suo movimento il confine tra la vita e la morte, arrivando a conteggiare per ogni individuo un ammontare complessivo di circa tre miliardi di battiti. Ancora una volta dalla scienza deriva una ipotesi di risposta al dibattito filosofico intorno al mistero della vita: quando e in che modo si innesca il primo battito? I ricercatori della Harvard University, in collaborazione alla Havard Medical School hanno condotto una serie di ricerche per tentare di rispondere a questa domanda, e alcuni risultati sembrano essere sorprendenti. “L’accensione dell’intera macchina” se così si può dire, sembra avvenire dopo una rapida e improvvisa attività elettrica che interessa le cellule cardiache, queste dapprima casualmente, poi in maniera sempre più sincronizzata e regolare, danno vita, dopo 16 giorni dal concepimento, al battito cardiaco. A 20 ore dalla fecondazione nelle cavie in esame sono state riscontrate cellule cardiache, poi raggruppatesi per formare la struttura ad anello dove poi si sarebbe formato il cuore. I ricercatori sostengono che l’iniziale onda elettrica interessi inizialmente la parte primordiale del cuore, attivando in seguito tutte le altre cellule in grado di cooperare tra loro “senza ruoli fissi”. Dagli embrioni dei pesci zebra si arriva così alla scoperta del delicato meccanismo di attivazione del cuore, e tante altre domande a partire da tempi e modalità di tali descrizioni scientifiche, sempre più precise, si aprono per la bioetica e per le questioni metafisiche che ad oggi sono senza risposta, ma che traggono impulso da tali esperimenti per una sempre più animata riflessione.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.