Il 2 giugno 1946 nasce la Repubblica Italiana a seguito del referendum istituzionale a suffragio universale. Tutti gli italiani vennero chiamati alle urne per decidere quale forma di stato, monarchia o repubblica, dare al nostro paese in ripresa. Il 2 giugno, segna un momento importante, il voto alle donne, la scelta della forma Repubblicana e la formazione dell’Assemblea Costituente. E sopratutto, la consapevolezza di un cambiamento all’orizzonte. Durante tutto il secondo conflitto mondiale, dalla resistenza attiva, al lavoro, le donne diventano un cardine di ricostruzione sostanziale e morale e già l’anno prima si inizia la battaglia per il riconoscimento formale al diritto di voto delle donne. Il 9 gennaio 1945, il Comitato nazionale pro-voto chiede ufficialmente l’estensione dei diritti elettorali alle donne. Così l’1 febbraio 1945 venne sancito con il decreto luogotenenziale emanato dal governo Bonomi il diritto di voto anche alle donne che avevano compiuto 21 anni, ad eccezione delle prostitute che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”. Tuttavia, nessuna menzione nel decreto all’elettorato passivo, insomma si erano dimenticati di prevedere l’eleggibilità delle donne! Ma nessuna battaglia si vince senza inciampi e fermare il vento del cambiamento era ormai impossibile. Ed infatti, con il decreto n. 74 del 10 marzo 1946 si rimediò alla “svista” e le donne non solo potevano eleggere ma anche essere elette. Le prove generali furono le elezioni amministrative postbelliche e per la prima volta nella storia italiana venivano elette due donne alla carica di sindaco: Ada Natali a Massa Fermana e Ninetta Bartoli a Borutta. Si avvicina il 2 giugno 1946 e il Corriere della Sera titola e raccomandava “senza rossetto nella cabina elettorale”! Non era uno sbeffeggio, anzi! Si richiamava al senso di responsabilità del cambiamento in atto perché la scheda dovevano essere incollate per essere valida, e nell’umidificare con le labbra il lembo della scheda da incollare poteva essere involontariamente sporcato e così passibile di annullamento del voto. Il 2 giugno 1946 però segna anche la formazione dell’Assemblea Costituente e elezione di 21 donne, le cosiddette Madri Costituenti. Parteciparono attivamente all’elaborazione della Carta Costituzionale e seppure appartenenti a forze politiche diverse, trovarono un obiettivo comune da raggiungere, per garantire a tutti gli italiani eguaglianza e pari opportunità. La ricerca costante della parità di genere e la conquista dei diritti culminarono nella Carta Costituzionale entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Eppure, diamo tutto per scontato. Non lasciamo che la memoria venga relegata alla storia! Oggi, come allora, quella rivoluzione culturale è ancora in atto, e non possiamo abbassare la guardia ma lottare insieme per colmare le lacune che ancora restano.
“La rivoluzione più grande è, in un paese, quella che cambia le donne e il loro sistema di vita. Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno una forza cento volte più grande.” (Oriana Fallaci)
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Sono Simona, avvocato, docente di Diritto e criminologa. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Catania. La curiosità verso quei circuiti e/o cortocircuiti della mente e dell’ambiente circostante mi ha portato ad esplorare tanti micro mondi lasciati nell’ombra. L’obiettivo è quello di dare visibilità agli invisibili, raccontando il mondo con serietà ed una buona dose di ironia. Ispirata dalla ricerca di quella Dea cieca che spinge una “mini-toga” a guardare sempre avanti con impegno. Il mio biglietto da visita: “Lo si voglia o non lo si voglia, io giustizia e verità impongo!” (Dario Fo).