Che cosa può voler dire “avere la testa fra le nuvole” per Berndnaut Smilde? Quest’ artista visivo olandese ha fatto molto di più utilizzando una macchina per il fumo, un nebulizzatore e un ambiente molto umido rendendo così possibile l’incredibile. La sua formula dà forma a Nimbus, sculture-istallazioni, molto particolari. All’interno di cattedrali, castelli e capannoni è riuscito a ricreare delle autentiche nuvole. L’atmosfera appare sospesa come accade nei sogni, ma la nuvola è reale davanti allo spettatore. Dura pochi istanti, giusto il tempo di uno scatto, ma per dieci secondi la magia è compiuta. Non m’interessa la natura, quello che m’intriga è la nuvola come icona universale. C’è chi pensa si tratti di geografia, chi invece di religione. C’è chi definisce il mio lavoro Surrealista, chi invece Minimalista… In verità le mie nuvole vogliono essere semplicemente delle tele su cui gli spettatori possano proiettare le proprie idee. Una nuvola non è mai uguale a un’altra e con essa si può “giocare” attribuendone forme e somiglianze molto soggettive. Nelle sue opere è strettissima la correlazione fra arte e natura ma l’artista qui è riuscito a imporsi sugli elementi naturali per metterli in posa con l’intento di stupire e destabilizzare lo spettatore che “non potrà credere ai suoi occhi”. I fenomeni meteorologici sono soggetti privilegiati per Smilde che non crea solo nuvole ma anche arcobaleni, leggeri ed effimeri, intrappolati in architetture solide e reali. La creatività spinge gli artisti a cercare e trovare i materiali giusti per dare forma alle proprie idee ma talvolta gli imprevisti possono regalare nuove e originali intuizioni. A chi verrebbe in mente di utilizzare i segni di un vetro rotto per creare spettacolari ritratti? Ci ha pensato l’artista svizzero Simon Berger. Potrebbe sembrare un atto vandalico ma per la realizzazione delle sue prime opere trova come supporti privilegiati vetrine e parabrezza delle auto o comunque tutti quei vetri robusti che non si frantumano in pezzi ma rimangono fratturati da un colpo violento. Così l’artista trova il suo pannello di vetro, disegna un volto e segna i giusti punti da colpire per ottenere originali chiaroscuri sapientemente modulati a zone che lascia integre. Un lavoro che rivela una grande maestria artigianale perché nulla può essere lasciato al caso. I suoi ritratti sono incisi sul vetro e il martello è utilizzato come strumento per liberare la bellezza dalla materia in un gesto che è tutt’altro che distruttivo. Forse un riferimento anche alla fragilità umana nei suoi ritratti che osservano e sono osservati dallo spettatore. Le molteplici crepe e fratture sul vetro infrangibile sono modulate dalla luce, dai riflessi e dalla trasparenza e ricreano così una trama di segni che dà forma al ritratto. Un invito a guardare “oltre la superficie” che vista da vicino è solo un grande vetro rotto ma allontanandosi è una trama precisa, disegnata da colpi netti e delicati pazientemente accostati. I suoi sono ritratti di volti espressivi, dallo sguardo profondo, bellissimi, che nascono da un atto di apparente distruzione che stupisce per la sua tenace fragilità.
Fonte immagini delle opere: internet
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Sono Carmen, classe ’78, e dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di Catania e la specializzazione in grafica inizio un percorso di poliedriche esperienze: mostre d’arte, insegnamento, architettura, design e pubblicità. Con le altre socie, dal 2014, sono cofondatrice dell’Associazione Culturale “Le Ciliegie” dove rivesto l’incarico di copywriter e mi occupo di grafica 3D.