Un regno caduto nel Caos e governato da ombrosi figuri; due ragazzi, la loro amicizia e la voglia di cambiare il mondo. Aggiungete la limpida fantasia di un autore giovane che parla ai giovani (con un linguaggio ancora incontaminato, e per questo efficace) e che ricorda agli adulti dove si dovrebbe ritornare, attraverso la forza della mente, l’ostinazione e i buoni valori spesso sovvertiti dal tempo.
I nomi delle cose cambiano, perché le cose stesse si trasformano. Questa è la situazione di partenza, e il costante messaggio del libro. Così le parole sono in grado di comunicare l’essenza, esprimere l’Essere senza filtri o nascondimenti. Lo scenario della narrazione è lineare, come solo un ragazzo sa essere: e quando il ragazzo è l’autore, allora sì che sa bene cosa i giovani lettori chiedono a una storia: colpi di scena, incantesimi, duelli e rocambolesche avventure. Il mondo narrativo è manicheo, forse un po’ più del nostro: immediatamente comprendiamo cosa è bene e cosa è male, e cosa sarà un bene e cosa non lo sarà. È un privilegio dei libri fantasy, in particolare è la condizione di base della struttura di questo, in cui l’autore costruisce una scenografia che non brilla per confonderci, ma per ricordarci che un’altra modalità di esistenza è esistita, e possiamo tornarci.
Attraverso il protagonista e la sua missione intravista nel regno onirico, che lo pone in contatto con un altro livello di esistenza, ci mettiamo in viaggio, l’obiettivo ci è davanti, sempre. I compagni popoleranno a tratti i nostri giorni, donandoci la loro natura, e così i giorni di Fuoco conosceranno Nebbia, Luce e Luna, ma solo per iniziare, e uniranno i loro super poteri in una danza di sensazioni che insieme fanno la vita, un progetto in cui progettare, e da riempire dei nostri colori. Le belle illustrazioni di Giulia Mille aiutano la fantasia, le offrono una base di appoggio affinché gli eventi possano marciare spediti, come i loro protagonisti. Canarini e Re mostri sono gli immaginifici antagonisti: hanno creato un regno minaccioso dimenticando quello della fantasia, che è obiettivo del protagonista della storia e la sua piccola ciurma di eletti, ricostruire. Così il libro è a suo modo primordiale, vuole ricordare ciò per cui nasce un libro: ritrovare quella selva incantevole e incontaminata che è lo spazio di ogni lettore, lo spontaneo mondo dell’infanzia e della fantasia, un regno di divertimento da custodire e ritrovare anche quando le circostanze della vita sembrano metterlo fuori gioco.
La caduta di Caos, Andrea Mille.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.