Le realtà associative non indossano il capo firmato “istituzione pubblica” né hanno scopo lucrativo ma sono un genere “terzo” il cosiddetto Terzo settore che opera promuovendo attività culturali, ricreative e sociali. Spesso nascono per rispondere al grido silenzioso di un sistema sociale in “crisi”, piantando un seme di solidarietà, cultura e del rispetto per il bene comune. Ed eccoci qui, a parlare di una realtà strettamente legata al territorio catanese dove operano fattivamente i volontari dei “Briganti” di Librino che con la loro resistenza hanno rivoluzionato un sistema. Facciamo, dunque, quattro chiacchiere con Giusi Sipala, vicepresidente dei Briganti ASD Onlus – Librino, che ha risposto alle nostre domande.
Come si è imposta la vostra realtà associativa all’interno di un ambiente ostile?
Si è imposta come isola di libertà all’interno di un sistema che ci costringe a pensarci vincolati a un unico destino senza speranza. Grazie alle attività dell’associazione, grazie alla presenza dei volontari e di tutta la comunità che orbita intorno ai Briganti, i ragazzi si sono resi conto che è possibile costruire il proprio futuro basandosi sulle proprie capacità e sui propri meriti, piuttosto che sulle “conoscenze” o sulle “raccomandazioni”. A tanti, tantissimi, fa comodo tenere Librino in una perenne situazione di necessità e di bisogno, in uno stato di ignoranza e noncuranza, di abbandono e degrado: creare spazi condivisi in cui questa idea viene contrastata non piace a chi sull’ignoranza e sul bisogno ci specula. Credere che la manovalanza al servizio della criminalità sia l’unico modo per guadagnare e sostenere così le spese e le necessità della famiglia significa credere che le istituzioni lascino indietro i più fragili, che i diritti non spettino loro e di conseguenza i doveri non li riguardino. Educare sin da piccoli ai valori del vivere civile, portarli fuori dal quartiere e mostrare loro realtà diverse li convince che un destino diverso gli è possibile, che un futuro migliore può esistere. Non siamo un faro di legalità: siamo presenti lì dove le istituzioni mancano. È questo che fa la differenza.
Cosa rappresenta la vostra associazione per i ragazzi?
Rappresenta una zona franca dallo spaccio, dalla criminalità, dall’assenza di servizi. Rappresenta un luogo dove si scopre che i diritti sono di tutti e che i doveri lo sono altrettanto, dove il gioco ti insegna la vita e che gli amici possono ogni tanto essere anche famiglia e che l’avversario sta in campo insieme a te e quindi gioca con te e non contro di te.
Attualmente quali sono i progetti messi in campo? In questo momento è in corso un progetto sostenuto da Edison Orizzonte Sociale che abbiamo chiamato “Dentro e Fuori il quartiere: Omo se nasce Brigante se more” e stiamo cercando di fare diventare il campo San Teodoro Liberato un polo di eccellenza dello sport grazie all’intervento dei nostri tecnici che hanno già portando in campo insieme ai nostri atleti juniores giocatori ed ex giocatori della nazionale di rugby. Siamo gemellati con il Bolton Rugby Club in Inghilterra e quest’estate porteremo i ragazzi a giocare oltremanica.
I Briganti hanno portato e portano avanti molto più di un progetto di riscatto sociale. Si spera. E soprattutto si esorta, laddove ce ne fosse bisogno, ad una presenza concreta e non di semplice facciata delle istituzioni locali.
Foto concesse da Briganti ASD Onlus – Librino
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Sono Simona, avvocato, docente di Diritto e criminologa. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Catania. La curiosità verso quei circuiti e/o cortocircuiti della mente e dell’ambiente circostante mi ha portato ad esplorare tanti micro mondi lasciati nell’ombra. L’obiettivo è quello di dare visibilità agli invisibili, raccontando il mondo con serietà ed una buona dose di ironia. Ispirata dalla ricerca di quella Dea cieca che spinge una “mini-toga” a guardare sempre avanti con impegno. Il mio biglietto da visita: “Lo si voglia o non lo si voglia, io giustizia e verità impongo!” (Dario Fo).