Chi ha detto che l’arte, per ritenersi tale, debba esser durevole nel tempo? La sua immortalità non è un concetto legato alla materia di cui è fatta l’opera ma alla sua attitudine ad essere ricordata nel tempo. L’arte “effimera” si caratterizza per la sua deperibilità o distruzione, dovuta a fattori naturali o causali, previsti o voluti dal suo autore, che la caricano di un alto valore simbolico. Le opere spingono sul concetto di transitorio che si deteriora, o scompare, o si trasforma in breve tempo. Un posto speciale nelle culture visive orientali occupa l’arte meditativa dei Mandala, simbolo spirituale e rituale riferito all’universo. Realizzato con sabbie colorate, il Mandala, trova il suo senso nell’atto della creazione e nella concentrazione richiesta a questo scopo ma poi viene disperso dal vento a simboleggiare l’impermanenza del modo materiale. Gli artisti della Land art sfruttano questo concetto utilizzando materiali naturali come il ghiaccio o la sabbia che per loro natura mutano di forma e non possono tornare come allo stato originario. Andy Goldsworthy, crea delle sculture utilizzando ghiaccio, neve, foglie cadute e altri materiali naturali che si scioglieranno rapidamente o saranno soffiati via dal vento così da tornare a far parte dell’ambiente. Olafur Eliasson del 2018 crea l’opera “Ice Watch” in cui 12 blocchi di ghiaccio sono lasciati in luoghi pubblici per sciogliersi progressivamente e far riflettere sul concetto di effimero. Christo è famoso per i suoi “impacchettamenti” fatti con teli e corde di grandi monumenti urbani, come l’Arco di Trionfo a Parigi, o siti naturali, come la scogliera di Little Bay in Australia e di un gruppo d’isole al largo della Florida. Le opere dei graffitisti urbani, dunque la street art, trova la sua collocazione sui vagoni dei treni, i muri delle case, nelle pareti di fabbriche abbandonate o negli spazi pubblici non autorizzati. L’esecuzione è rapida ma non ci sarà durevolezza nel tempo. Queste opere si espongono alla loro distruzione a causa di fattori ambientali o la cancellazione da parte di terzi. Altre opere offrono la possibilità di essere ricostruite continuamente. È il caso delle “pile” di Félix González-Torres: un cumulo di oggetti comuni come dei fogli stampati o delle caramelle sono a disposizione dei visitatori che possono prenderle e dunque anche disperdere tanto da far sparire l’opera dal luogo in cui è esposta. L’artista precisa che l’espositore o l’acquirente dell’opera può ricostituire la pila di caramelle quando lo ritiene necessario oppure lasciare che la pila si riduca fino a scomparire. La libertà d’azione è un atto volontario e fa parte dell’opera stessa. L’opera d’arte, in sostanza, diventa performance, un’azione che vive un certo tempo e un certo spazio senza possibilità di essere replicata o fermata nel tempo.


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