Giorgio Roccella, diplomatico accademico, telefona al Commissariato, ma le sue parole vengono quasi ignorate. Poco dopo viene trovato morto nella sua abitazione. È il brigadiere, non il commissario, a recarsi da lui, e trovarlo ripiegato alla scrivania sulle due parole tracciate sul foglio davanti a sé. Si fa strada nell’inquirente l’ipotesi dell’omicidio, ma le indagini non proseguono con la semplicità che ci aspetteremmo dal titolo, su un binario lineare; a significare le continue interruzioni di questo singolare treno, un altro, fatto di vagoni reali si arresta bruscamente; si constatano così i decessi di macchinista e capostazione. Gli eventi paralleli e apparentemente distanti saranno collegati dall’abile brigadiere che dovrà scontrarsi, per la soluzione del caso, con una serie di inquietanti imprevisti.
“Ho trovato”: due parole tracciate su un foglio dalla vittima sono il solo indizio dell’ omicidio. Un nome fino alla fine taciuto, un altro insospettabile rivelato. Parole e silenzi sono i pilastri non visti del racconto che vede la luce poco prima che il suo autore muoia. Luce e buio. Se questo è stato il testamento spirituale di Sciascia, il suo messaggio ruota ancora e sempre intorno all’omertà della gente in Sicilia e in tutte le Sicilie del mondo e alle ramificazioni del male, alla difficoltà di venirne a capo, e alla volontà di pochi singoli moralmente integri di farlo. Dalla carta al grande schermo il passo è stato breve, così oggi possiamo anche vedere, non solo leggere, quella storia tutt’altro che semplice con cui Sciascia ha voluto salutarci. Una storia solo apparentemente lineare, in realtà complicata e concentrica in cui un omicidio nasconde altri crimini. È il libro perfetto da leggere in un pomeriggio piovoso, che disegna ombre alle pareti, come lo svolgimento della vicenda nella mente di Antonio Lagandara, sempre più coinvolto, nella sua risoluzione, sempre meno sicuro del suo procedere, eppure deciso a recidere certe connivenze mafiose, intrecci insospettabili e antichi che rendono tutti i personaggi, nessuno escluso, potenziali indiziati. Ci si chiede, leggendo, quanto siamo innocenti noi che sprofondati sul divano seguiamo l’intreccio, rivedendo nelle dinamiche qualcosa di profondamente nostro, dalla negligenza alla colpevole complicità nel silenzio: quante volte li abbiamo vissuti o patiti, costruiti non curanti o consapevoli…l’atto della lettura ce lo ricorda, urla .. in un certo senso, che in fondo nessuno è salvo dalla condanna morale quando un sistema, di cui volenti o meno, siamo parte, affonda.
Una storia semplice, Leonardo Sciascia.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.