Oggi siamo in compagnia di Valeria, classe 1976, di origine catanese e trapiantata in Inghilterra dal 2005. Moglie e madre di due bambini, insegna francese e spagnolo presso una Scuola Secondaria a Beaconsfield.
Chiacchiereremo con lei per soddisfare alcune curiosità legate alla vita di un italiano trapiantato in Inghilterra.
Bene, Valeria, intanto ti ringrazio per la tua disponibilità e per renderci partecipi della tua esperienza di vita. La prima cosa che mi viene da chiederti è
- Cosa ti ha indotto a stabilirti in Inghilterra?
Avevo voglia di un cambiamento e decisi di fare un corso d’inglese a Londra per sei mesi. Partii senza conoscere nessuno e senza avere un’idea di come fosse facile o difficile il tutto. Dalla mia avevo solo una buona conoscenza della lingua, che avevo studiato anche all’università. Prenotai un biglietto aereo e tre notti in un albergo. E via all’avventura! Dopo quei tre giorni avevo trovato un posto dove alloggiare al centro di Londra e prenotato il corso d’inglese in una piccola scuola ad Oxford Street.
- Quali sono state le difficoltà maggiori che hai dovuto affrontare per ambientarti?
In realtà ciò che è stato più complicato è stato abituarmi ai ritmi di vita inglesi, ma soprattutto al loro “dire senza dire”. Pur essendo così simili, poiché europei, abbiamo un modus vivendi e di espressione completamente diverso. Fortunatamente Londra può essere un posto veramente accogliente ed io sono stata molto fortunata ad incontrare gente che mi ha molto supportata. Avevo un amico che chiamavo il mio dizionario: ogni volta che avevo qualche dubbio linguistico mi rivolgevo a lui; poi c’era Kieran, una delle mie prime amiche conosciute al mio arrivo in Inghilterra, che mi è stata tanto vicina e mi ha aiutato in tutte le cose burocratiche, oltre che passare pomeriggi interi a parlare! Insomma, le difficoltà ci sono state, ma di certo non insormontabili.
- Quindi mi sembra che tu stia sfatando il luogo comune che gli inglesi sono persone fredde…
Io non credo affatto che gli inglesi siano persone fredde, sono solo molto riservati e molto più attenti allo spazio personale degli altri; temono di essere invadenti e cercano allo stesso tempo di proteggere il proprio spazio. Questa è una cosa ai nostri occhi incomprensibile e può risultare addirittura fastidiosa, ma è un approccio diverso dal nostro che nasce da una educazione diversa dalla nostra.
- Quali pensi siano i pro e i contro per un italiano che decide di vivere in Inghilterra?
I pro sono moltissimi: innanzitutto il grande senso di civiltà che caratterizza gli inglesi e che si palesa in qualsiasi gesto quotidiano, come il rispetto degli ambienti comuni, delle norme e delle regole… già anche il semplice fatto di non buttare una carta per terra. Un altro aspetto positivo è la burocrazia poiché è molto più snella: se vai alla posta ad esempio non devi fare file chilometriche per qualsiasi tipo di transazione! Un’altra cosa che mi soddisfa molto è poi l’ambito del lavoro, poiché c’è molta meritocrazia, il che significa che se lavori bene, vieni gratificato e riesci a migliorare il tuo profilo professionale e a progredire nella tua posizione.
I contro sono più legati agli aspetti sentimentali come allontanarsi dai propri affetti, sia famiglia che amici, oltre che i fattori climatici: qui il cielo non è mai veramente azzurro! E poi ciò che accade, è un senso di spaesamento: sei “straniero” in Inghilterra, ma lo sei anche in Italia.
- Si dice che per un italiano la cosa più difficile a cui abituarsi sia il cibo inglese…che mi dici a proposito?
Direi che questo è solo uno stereotipo. Nella cucina inglese ci sono dei piatti deliziosi. È vero, però, che non hanno una cultura del cibo e che molte persone non si cimentano in cucina con la scusa di essere molto impegnati nel lavoro. Si mangiano molti cibi preconfezionati e non si rispetta la stagionalità…ma questo è più legato alla globalizzazione: qui si trovano fragole tutto l’anno, ad esempio.
- Puoi suggerirci qualche piatto tipico delizioso?
Ad esempio le ricette della domenica: roast dinner, ovvero carne arrosto con delle verdure e accompagnato da Yorkshire pudding, che non è un dessert, come il nome ci lascerebbe pensare, ma è una sorta di soufflé con latte, uova e farina, tipicamente britannico. Poi c’è cottage pie, cioè una base di carne tritata ricoperta da purè di patate e pan grattato, il tutto rigorosamente al forno. Per non parlare delle torte che sono eccezionali! Tutte le torte secche sono deliziose, ad esempio lemon drizzle, una torta al limone, caratterizzata dall’utilizzo di uno sciroppo di limone e zucchero a velo che va versato in dei buchi formati con degli stecchetti, che conferisce alla torta una consistenza umida e soffice, ma soprattutto intensificando il sapore di limone. Un’altra delizia è apple crumble cioè la tradizionale torta di mele ricoperta da “briciole croccanti” (appunto il crumble), realizzate con un impasto di farina, burro e zucchero. Ovviamente da italiani ci sentiamo spiazzati per la diversità dei gusti e dei sapori e inizialmente risulta difficile ambientarsi.
- Bene dopo questa pausa culinaria, parliamo di altro … Quanto il Brexit ha cambiato la vita degli italiani che vivono in Inghilterra?
In realtà per il momento per niente. Le persone che vivevano già qui hanno solo dovuto fare un documento che permette di rimanere. Per coloro che vogliono venire adesso, ci sono maggiori controlli.
- Da poco hai ottenuto la cittadinanza britannica; perché hai sentito l’esigenza di richiederla e quali sono i vantaggi?
In realtà non avevo mai sentito l’esigenza di chiedere la cittadinanza prima del Brexit, poiché essendo l’Inghilterra nella Unione Europea, non avevo mai pensato ci potessero essere dei problemi. Nel mio caso specifico poi, avendo abitato e lavorato qui da tempo, avendo pagato sempre le tasse, essendo sposata con un inglese e avendo dei figli inglesi, la mia situazione era abbastanza solida e così è rimasta anche dopo il Brexit. Tuttavia ho ritenuto opportuno richiedere la cittadinanza per alcuni vantaggi ad essa legati, ad esempio la possibilità di potersi allontanare per molto tempo e rientrare senza problemi, gli spostamenti sono più agevolati e cosi via. Quindi è stata una scelta di carattere pratico e non sentimentale, poiché anche dopo tutti questi anni io continuo a sentirmi italiana!
– Quali requisiti sono necessari per ottenerla?
Ci sono diversi requisiti, ma quello di base è aver vissuto qui per almeno cinque anni o tre anni se sei sposato con una persona inglese. Poi ci sono delle altre varianti …
- Se potessi tornare indietro, rifaresti la stessa scelta?
Sicuramente la rifarei, poiché mi ha arricchita moltissimo e mi ha dato una prospettiva totalmente diversa della vita. Ed aggiungo che, secondo me, tutti dovrebbero provare l’esperienza di andare a vivere in un posto “altro”, tanto si può sempre tornare a casa!
Bene, Valeria, ti ringrazio per questa chiacchierata e ti auguro un grosso in bocca al lupo per tutto o come dicono gli inglesi: break a leg!
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Mi chiamo Donatella, dopo una laurea in Lingue e Letterature straniere, dopo aver lavorato presso grossi alberghi e dopo diverse esperienze di teatro, sono approdata all’insegnamento dell’inglese a… studenti giovani e adulti, lavoratori e disoccupati, estetiste, parrucchieri, seminaristi, fino all’ agognato ruolo raggiunto nel 2015! Oltre ad insegnare Lingua e Letteratura inglese, mi dedico ad attività di vacanze studio all’estero, ad eventi artistico-letterari e ad attività di canto sacro.