Quando vuoi conoscere meglio qualcuno, fai un invito a cena. Quando devi chiudere una commessa di lavoro, porti il cliente a pranzo. Fai lo stesso quando vuoi iniziare una relazione sentimentale e, se sei gentile e vuoi darne le motivazioni, quando vuoi interromperla. Poi ti ritrovi nostalgico davanti ad un piatto di spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè come Fred Bongusto a Detroit.
Insomma, il consumo di cibo scandisce e accompagna i momenti conviviali e anche importanti della nostra vita. Davanti ad una pietanza riusciamo a conoscere meglio chi ci sta di fronte osservando cosa e come mangia.
Ma il cibo è anche specchio della società e dei suoi cambiamenti perché rappresenta un popolo, le sue tradizioni, ci dà informazioni su un territorio e ne racconta la cultura.
È per questo motivo che, quando si visita un paese straniero, oltre ai monumenti storici, una gita al supermercato può dare un’idea della cultura e dello stile di vita di una popolazione, tanto quanto un ristorante o la visita ad un luogo di culto.
I supermercati sono quei luoghi in cui si percepiscono nettamente le differenze culturali tra i popoli, tenendo pur sempre saldo il concetto di globalizzazione, quello per cui troverete i biscotti Oreo anche in un market di Timbuktu.
Provate a sbirciare al banco del pollo in un supermercato del sud della Cina: scoprirete che non v’è traccia di fettine di petto ma che da padrone la fanno le zampe di gallina, che svettano appese, incellofanate e di varie dimensioni, dando l’idea di quanto il mondo sia bello perché vario. Poi le zampe continueremo a non mangiarle, ma è curioso sapere che in paralleli e meridiani differenti qualcuno preferisce spolpare una zampa piuttosto che una coscia.
Immaginate il nostro: “Famose du spaghi” che si trasforma in “Famose du zampe”.
Anche l’anatra, che in Occidente viene ingozzata negli allevamenti per il fois gras, non ha un destino tanto diverso: in alcuni paesi del far east potreste ritrovarvi in un ristorante elegante, di quelli che usano le campane d’argento per coprire i piatti. Ora immaginate che sotto la campana ci sia una bella, succulenta e fumante anatra caramellata intera, di cui però vi serviranno solo la pelle, portandosi via, come materiale di scarto, il petto e tutto il resto per farci un bel brodo.
Per alcuni tutto ciò potrebbe essere un’esperienza davvero stressante. Ed è proprio per questo tipo di consumatori, quelli che preferiscono un mondo senza sorprese, che esiste il rassicurante Mc Chicken, il panino al pollo che se la batte con gli Oreo di cui sopra, anche a Timbuktu.
George Ritzer, un sociologo americano e grande studioso della globalizzazione definisce la McDonaldizzazione del mondo come un fenomeno socioculturale temporaneo che sarà ricordato, come la catena di montaggio taylorista, per il suo contributo, buono o criticabile che sia, alla società americana e al resto del mondo.
Per cui sorbiamoci temporaneamente i mc panini nell’attesa che si estinguano come i dinosauri.


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