Il gioco in qualche maniera ha sempre fatto parte della nostra vita. Soprattutto i giochi di alea, dove per vincere non servono particolari risorse o abilità ma la fortuna! Gesti rituali, numeri fortunati oppure amuleti, tutto lecito per richiamare la Dea fortuna. Eppure, se per molte persone il gioco d’azzardo è un semplice passatempo per altri è una vera e propria malattia, ossia il gioco d’azzardo patologico (GAP). Il gioco d’azzardo patologico è un disturbo che si manifesta con il bisogno incontrollabile di giocare. Per il giocatore, il gioco diventa un comportamento quotidiano, un desiderio travolgente misto a sentimenti di inquietudine quando si rompe la routine del gioco. Dapprima, il gioco è occasionale, le piccole vincite sono motivo di distrazione, dopo diviene una vera e propria ossessione con spese sempre maggiori e perdite frequenti, fino ad arrivare alla perdita di controllo alla disperazione con conseguenti indebitamenti. È affetto da gioco d’azzardo il giocatore che presenta almeno cinque dei sintomi elencati: si viene totalmente assorbiti dal gioco; il bisogno di giocare con somme di denaro sempre più elevate per raggiungere lo stato di eccitazione; l’inutile prova ad interrompere il gioco d’azzardo diventando di conseguenza irascibile; giocare per alleviare i sentimenti di impotenza e depressione; dopo una perdita recuperare le somme perse per giocare ancora; mettere in pericolo le sue relazioni personali, sociali e lavorative per nascondere il sempre maggiore coinvolgimento nel gioco d’azzardo; commettere azioni illegali come frode, falsificazione, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo; chiedere prestiti di denaro ad altri per sopperire alle perdite subite spesso indebitandosi ulteriormente.
In Italia esiste un monopolio statale del gioco d’azzardo legale che svolge un ruolo di controllo e gestione dei proventi. Dunque, il gioco d’azzardo costituisce un importante settore economico per lo Stato che da un lato gestisce incassando entrate erariali da capogiro ma dall’altro ha scoperchiato il problema legato alla sua dipendenza da gioco. Non solo, questo fragile sistema è diventato terreno di intromissione della criminalità mafiosa, che ricava rapidamente ingenti guadagni acquistando il controllo del gioco, attraverso l’intimidazione e la conseguente omertà. Diciamo la verità! Che sia legale o in mano alle associazioni criminali, l’industria del gioco d’azzardo sfrutta la fragilità umana. Nel nostro ordinamento sono numerosi gli interventi legislativi che disciplinano la materia, tuttavia, manca una vera e propria regolamentazione unitaria e trasparente sul gioco d’azzardo alla luce delle problematiche prospettate. Per concludere questi brevi cenni, riportiamo le parole di don Luigi Ciotti presidente dell’Associazione Libera contro le mafie: “È evidente che a fronte di tale scenario non sia sufficiente solo reprimere e vietare. Il contrasto del gioco d’azzardo richiede certo una legge quadro che regolamenti senza ambiguità il fenomeno, ma chiede anche un forte investimento culturale ed educativo, perché la fame dell’azzardo cresce laddove mancano da un lato concrete e dignitose opportunità di benessere, dall’altro la voglia d’impegnarsi per costruirle, a beneficio proprio e di tutta la comunità”.
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Sono Simona, avvocato, docente di Diritto e criminologa. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Catania. La curiosità verso quei circuiti e/o cortocircuiti della mente e dell’ambiente circostante mi ha portato ad esplorare tanti micro mondi lasciati nell’ombra. L’obiettivo è quello di dare visibilità agli invisibili, raccontando il mondo con serietà ed una buona dose di ironia. Ispirata dalla ricerca di quella Dea cieca che spinge una “mini-toga” a guardare sempre avanti con impegno. Il mio biglietto da visita: “Lo si voglia o non lo si voglia, io giustizia e verità impongo!” (Dario Fo).