Il contatto tra gli esseri umani è uno degli elementi imprescindibili per l’evoluzione e lo scambio emozionale. Argomento controverso, dibattuto e critico di questi tempi per i necessari distanziamenti sociali e le nuove forme di comunicazione alternativa. Gli artisti, nei secoli, hanno delegato spesso ai soggetti delle loro opere la rappresentazione reale o metaforica di questo interscambio umano, restituendoci l’idea che avevano dell’amore, della trasgressione o della spiritualità. Concetti astratti cui hanno dato un “corpo” nella rappresentazione pittorica. Michelangelo nella sua Creazione di Adamo (1511),rappresenta un giovane appena ridestato e adagiato su un pendio erboso che tende un braccio verso il Dio Padre, dal volto severo e maturo, che giunge in volo circondato da un corteo di angeli. Le due dita indice dei personaggi sono vicinissime ma non si sfiorano. Metafora che rappresenta la scintilla vitale che passa dal creatore alla sua creatura, ma in questo contatto non avvenuto probabilmente c’è il voler sottolineare l’irraggiungibilità da parte dell’uomo alla perfezione Divina. Uno scarto incolmabile fra ciò che è terreno e ciò che è divino, rappresentato da queste due figure immerse in uno spazio vuoto che evidenzia il collegamento possibile fra le parti, ma contemporaneamente rende evidente l’assoluta separazione fra finito e infinito.
La pinacoteca di Brera custodisce un quadro manifesto dell’arte romantica italiana. Il Bacio di Hayez realizzato nel 1859, in più versioni, ferma l’istante in cui un giovane uomo bacia con passione una donna. Un abbraccio e un bacio febbrile, dati di fretta, che forse presagiscono una partenza e un distacco imminenti. Chi lo sa se i due si rivedranno! Questa scena è carica di simbologia ed è un modo per l’artista di mascherare la lotta allo straniero, l’amore per la Patria e l’impeto dell’ardore giovanile. La gamma cromatica delle vesti dei personaggi cambierà nel tempo con i cambiamenti politici dell’Italia dell’Ottocento, ma quello che trasmette è soprattutto l’amore romantico fra uomo e donna, una scena toccante, misteriosa e piena di sentimento.
Henri Toulouse Lautrec fu un pittore “scandaloso” ma capace di rappresentare “picchi di umanità sconvenientemente bella” (Granati). Nei suoi quadri rappresenta spesso la vita delle case chiuse della Parigi dell’Ottocento. Vivendo a stretto contatto con queste realtà fatte di vizi, miserie e fittizi splendori ne fece un racconto intenso e realistico senza paternalismi o condanne. Con dipinti come A letto, il bacio (1832) si dedicò a una serie saffica in cui descrisse con grande delicatezza l’amore omosessuale, quello fra le donne costrette a prostituirsi per i vizi e i piaceri degli uomini, ma che poi nel segreto si concedevano l’amore autentico, romantico e disinteressato.
I due amanti si stringono in un Abbraccio tagliente, tra tormento e patimento esistenziale, nel quadro del 1917 di Egon Schiele. Un uomo e una donna, ritratti dopo l’amplesso, si stringono come se avessero timore di perdersi in un gesto che dà sicurezza. Un rifugio momentaneo dalla terribile realtà fuori dalla loro finestra dove infuria la grande guerra e tuonano le bombe. È un disperato attaccamento alla vita o forse il racconto della felicità coniugale del pittore, che poco dopo perderà la moglie incinta per l’epidemia di febbre spagnola che tre giorni dopo porterà via anche lui. Due corpi nudi, visti dall’alto e dal colore livido e freddo, che raccontano la sensualità e l’erotismo misti alla morte e alla malattia, momenti oscuri e talvolta inscindibili dell’esistenza umana.
Chi sono Gli amanti (1928)dipinti da René Magritte? Sono una coppia che si bacia ma i loro volti sono coperti da due lenzuoli bianchi. Il gesto racconta forse l’impossibilità dell’amore o è un pretesto per l’artista di sublimare il lutto vissuto per la madre annegata e poi ritrovata con il volto coperto. In ogni caso la sensazione che trasmette è un gesto d’amore negato, un conflitto fra il desiderio di un contatto e l’impossibilità che possa avvenire. Un bacio destinato a rimanere sospeso e misterioso.
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Sono Carmen, classe ’78, e dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di Catania e la specializzazione in grafica inizio un percorso di poliedriche esperienze: mostre d’arte, insegnamento, architettura, design e pubblicità. Con le altre socie, dal 2014, sono cofondatrice dell’Associazione Culturale “Le Ciliegie” dove rivesto l’incarico di copywriter e mi occupo di grafica 3D.