L’origine del crimine, delinquente si nasce o si diventa? Facciamo un passo indietro. Nel diritto romano il crimen rappresentava il delitto contro l’ordine pubblico, contrapposto al maleficium che si consumava all’interno delle mura domestiche era rimessa all’autorità del pater familias. Principio ispiratore dei successivi codici e base di sviluppo della civiltà di Roma, il concetto secondo cui il solo responsabile dei propri comportamenti è solo l’individuo. Per i Greci, invece, la responsabilità dei delitti degli uomini era affidata al gioco capriccioso e dispettoso degli Dei. Nel Medioevo streghe e stregoni si confondevano tra i “santoni”, così crimine e peccato si mescolavano in una soluzione che potremmo dire rovente! Il crimine offende Dio, di conseguenza la tortura era l’unica via per scacciare il maligno e ripristinare l’ordine etico. Rinascimento ed Era Moderna? Beh, lo zampino del Diavolo era sempre dietro l’angolo, l’azione criminale era dettata da un maligno sussurro. Fiat Lux, Illuminismo aiutaci tu! L’uomo finalmente riacquista razionalità e volontà di scegliere tra un comportamento criminale e il rispetto delle leggi. Questo permette di comprendere la distinzione del delitto in base alla sua gravità e pericolosità. Nel XVIII e XIX secolo dominano due scuole di pensiero, da un lato la Scuola Classica con C. Beccaria che enfatizza il libero arbitrio, la razionalità umana e certezza della pena, dall’altro la Scuola Positiva con lo studio della criminalità e la ricerca scientifica. Le due correnti di pensiero hanno dato un importante contributo alle teorie moderne. Per capire meglio l’evoluzione del concetto di criminale non possiamo che soffermarci su Cesare Lombroso, con le sue teorie tanto rivoluzionarie quanto bizzarre. Secondo Lombroso, le origini della personalità criminale dovevano essere ricercate nella struttura biologica dell’individuo e riconoscibili dalle anomalie somatiche. Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace! Beh, no. La rappresentazione sociale del delinquente era data dal binomio brutto/cattivo. Ad esempio, i ladri hanno occhi e fronte piccola, naso torto e poca capigliatura. Gli assassini hanno lo sguardo vitreo, sanguigno e iniettato, naso aquilino, zigomi larghi, labbra sottili, robuste mandibole e canini molto sviluppati. No, non è la descrizione di Dracula! Molte sono le bizzarre descrizioni, tuttavia, nonostante le feroci critiche è innegabile, ancora oggi, il suo contributo, nel campo della medicina legale, psichiatria forense, antropologia, statistica e nelle scienze carcerarie. Con la criminologia moderna la ripresa delle idee di natura biologica è strettamente legata alle nuove tecnologie. Si fanno strada la genetica con la ricerca di anomalie cromosomiche, oppure le neuroscienze criminali che cercano di individuare il rapporto tra cervello e azione criminale. Così, ad esempio un cattivo funzionamento della zona prefrontale del cervello, sede e funzione di controllo, a seguito di un grave trauma viene collegata a comportamenti violenti. E non possiamo dimenticare il fattore socio-ambientale che gioca un ruolo fondamentale nella determinazione della devianza criminale. Molte sono le teorie moderne, in corso di continua evoluzione, pertanto non è facile rispondere all’interrogativo iniziale. Allo stesso tempo il tema ci affascina in modo quasi morboso, ma questa è un’altra storia!
Sono Simona, avvocato, docente di Diritto e criminologa. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Catania. La curiosità verso quei circuiti e/o cortocircuiti della mente e dell’ambiente circostante mi ha portato ad esplorare tanti micro mondi lasciati nell’ombra. L’obiettivo è quello di dare visibilità agli invisibili, raccontando il mondo con serietà ed una buona dose di ironia. Ispirata dalla ricerca di quella Dea cieca che spinge una “mini-toga” a guardare sempre avanti con impegno. Il mio biglietto da visita: “Lo si voglia o non lo si voglia, io giustizia e verità impongo!” (Dario Fo).