L’uomo si sbraccia come un surreale burattino convinto che quei movimenti scomposti possano, in qualche maniera sconosciuta a noi comuni mortali, aiutare lo sventurato conducente a fare entrare un’auto troppo grande in un posto troppo piccolo. Mentre tentano la magia, una signora poco distante, con una sola chirurgica manovra, parcheggia la propria utilitaria sotto lo sguardo incredulo dei due uomini. Sorrido pensando a cosa direbbero se sapessero che a guidare la prima vettura su lunga distanza fu proprio una gentile signora in crinolina. Siamo a Mannheim, in Germania, sotto il sole di agosto del 1888 e ad armeggiare intorno a quella che ha tutta l’aria di essere una carrozza a cui abbiano staccato i cavalli c’è una donna, la signora Bertha Benz. Sì, proprio lei, la moglie dell’ingegner Karl Benz. L’insolita carrozza in realtà non è altro che un prototipo di autovettura con tanto di brevetto regolarmente registrato. Il problema è che nessuno crede in questo progetto, dicono che i cavalli siano insostituibili ma intanto qualcuno, oltre ai coniugi Benz, pare stia portando avanti la stessa idea. Allora non è vero che i cavalli non possono essere sostituiti! La donna gira nervosamente intorno al mezzo, parla tra sé e sé e ho la sensazione che sia arrabbiata con qualcuno perché più volte ripete che non c’è tempo da perdere, che è una corsa contro il tempo. Continua a borbottare mentre fissa un paio di borse alla vettura. Intanto i due figli della coppia raggiungono la madre, scherzano tra loro, in fondo hanno solo undici e tredici anni e sono rumorosi come ogni ragazzino che si rispetti, Bertha però, con l’indice portato alle labbra, fa loro cenno di stare in silenzio mentre, non senza qualche difficoltà nella gestione delle sottane, sale sulla rudimentale automobile e si mette al posto di guida. Ma che sta succedendo? Dov’è il signor Benz? Perché i ragazzi spingono il mezzo che procede silenzioso prima di venir messo in moto qualche centinaio di metri più in là? Madre e figli stanno scappando? Non esattamente. «Andiamo a Pforzheim a trovare la nonna» così recita il biglietto trovato dall’ ingegner Benz al suo risveglio. Moglie e figli sono partiti di nascosto, con la sua patente, per affrontare un viaggio di poco più di cento chilometri e dimostrare a tutti che quello strano veicolo, quella carrozza senza cavalli, è il futuro. La signora Benz ha investito tutta la sua dote in quel progetto e non intende mollare la presa. Sarà anche una signora in crinolina e cappellino ma conosce perfettamente il frutto di tanto lavoro, suo e di suo marito, sa come intervenire per riparare i piccoli guasti che proveranno a mettersi tra lei e la meta. Siamo davanti a un vero e proprio viaggio promozionale ante litteram! Un viaggio fatto di strade sterrate, di rifornimenti fatti in…farmacia, del resto è lì che vendono l’etere di petrolio, di contrattempi e giarrettiere usate come materiale isolante, di fermagli per il cappellino diventati improvvisati attrezzi per sbloccare l’impianto di alimentazione. Poco più di cento chilometri percorsi tra lo stupore di chi vede passare quell’ insolito trio sul suo stravagante mezzo di trasporto ma anche di chi offre il proprio aiuto per riparare, all’occorrenza, qualcosa che sta andando dritto verso il futuro.
È stata dura ma i tre sono arrivati a destinazione. Ora bisogna solo rassicurare il marito, spaventato a morte, con un telegramma. Ma perché affrontare tutto questo senza il consorte? Semplice, perché all’ingegner Benz occorreva una bella iniezione di fiducia su quell’invenzione che, secondo Bertha, andava soltanto pubblicizzata meglio. Aveva proprio ragione! Oggi quella strada è un percorso storico il Bertha Benz Memorial Route e la carrozza senza cavalli dei coniugi Benz la bisnonna delle nostre utilitarie. Allora? Siete ancora convinti del detto donna al volante pericolo costante?
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Mi chiamo Barbara, diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Perugia, sono da sempre appassionata di Arte e Antiquariato. Amo associare l’idea di viaggio a quella di immersione nell’arte, ritenendo il mondo un prezioso scrigno colmo di tesori. La scrittura di racconti e la compagnia dei libri sono la mia vita ed è a loro che mi dedico con passione perché, citando Umberto Eco, “chi legge avrà vissuto 5000 anni, c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.