di Eugenio Patanè
Tra i diciotto e i trenta anni circa ho sofferto di gastrite da stress, altrimenti detta gastrite nervosa. Col passare del tempo mi sono reso conto che gli episodi di maggiore intensità coincidevano spesso con il periodo che precedeva o succedeva un provino. Ne ho affrontati diversi, per il teatro possono anche chiamarsi “audizioni” sebbene questo termine sia di solito relazionato con aspiranti ballerini o cantanti, per il cinema invece si usa l’espressione “casting”, ma entrambi costituiscono una reiterante esperienza nella vita di ciascun attore. Si tratta perlopiù di una breve prova di recitazione che serve a verificare l’attitudine di un aspirante attore a sostenere un determinato ruolo, ma ci sono anche quei provini in cui si ricercano comparse (ossia quando un attore compare come figurante, spesso in scene di gruppo). In tutti i casi, il provino è una sorta di processo metodico di selezione in cui i professionisti del settore ovvero i registi o i direttori dei casting selezionano gli artisti per una produzione teatrale, un progetto cinematografico, uno spot pubblicitario, eccetera. Può avere delle analogie con il colloquio di lavoro. Quando i provini sono generici, ci si propone abitualmente scrivendo e inviando la propria candidatura via mail e allegando il curriculum artistico che deve essere nominato, con due fotografie, una in primo piano (volto), l’altra a figura intera, anch’esse nominate. Alle volte è richiesto un self-tape ovvero un video di presentazione che può essere realizzato in autonomia. Si utilizza un cellulare che riprenda con la fotocamera frontale facendo attenzione allo sfondo (che deve essere neutro) e alla luce (possibilmente naturale) con provenienza dalla direzione frontale e non laterale, onde evitare insolite ombre nette. Questo nuovo metodo è sempre più richiesto, soprattutto a seguito della pandemia e sostituisce quello più tradizionale in cui ci si reca a un appuntamento presso una produzione, per sostenere il provino in presenza. Quando invece il provino è “su parte”, s’intende una scena estrapolata da una sceneggiatura. Non si ha dunque la possibilità di leggere per intero la storia, sarà dunque compito dell’attrice o dell’attore analizzare il testo per cogliere tutti quegli elementi fondamentali necessari al provino quali per esempio: il carattere del personaggio, le sue necessità, le sue debolezze, la sua indole. Qual è dunque il segreto per vincere un provino? Nessuno. Non esiste, infatti, una formula perfetta per superarlo con certezza. Forse, però, continuare a dare alla recitazione il senso di gioco potrebbe essere utile. Un attore si deve divertire in scena o sul set, sempre e non solo durante le scene di commedia. Occorre dotarsi anche di pazienza e non scoraggiarsi perché l’insuccesso di un provino, oggi, servirà forse a raggiungere il successo di domani. Una mia amica attrice una volta mi diede un consiglio:<<Fai il provino, dimentica il provino!>>. Un po’ come quando i bambini finiscono un gioco o una partita. Ne cominciano un’altra, con rinnovato entusiasmo, chi confidando nella propria bravura e chi nell’aiuto della fortuna. La gastrite nervosa oggi è solamente un ricordo.
Copyright ©️ 2020-2030, “Spazi Esclusi” – Tutti i diritti riservati.

“Monologhi d’autore” è uno spazio d’intervento riservato alla libera creatività di persone competenti che intendano condividere vissuto o esperienze, professionalità o approfondimenti culturali a beneficio dei lettori di Spazi Esclusi.
Invia il tuo contributo all’indirizzo: info@spaziesclusi.it