Si ripresenta puntuale il periodo natalizio, ma l’atmosfera no, quella non può dirsi puntuale ma anticipatrice di sé stessa di anno in anno, attraverso le vetrine addobbate e le musiche onnipresenti nei luoghi sacri del consumismo già dagli inizi di novembre. Prive di confini e immateriali, quelle note si diffondono ovunque, suggerendo sotterraneamente che lo stesso sia in grado di fare lo spirito delle feste. E invece no, esistono persone impermeabili al piacere “dell’essere più buoni” e intorno a una tavola “con i tuoi”. Queste dolci imposizioni risultano sgradite a una nutrita categoria di persone, alcune delle quali hanno nel cuore un Natale che non tornerà, altre quell’idea di Natale non ancora arrivato. E altre mille altri motivi per detestare il Natale presente. A fronte di questa avversità esiste poi quel vigoroso gruppo di persone entusiaste dello spirito natalizio, gente che prende, ad esempio, sul serio la faccenda dell’addobbare la propria casa, illuminando a intermittenza balconi, interni e giardino senza badare a spese. Cosa spinge a un amore così folle o a un’avversione tanto radicale? Perché non è facile trovare spiriti tiepidi quando si tratta delle feste natalizie? Non abbiamo elementi di giudizio, tanto più per il fatto che il senso del sacro si rivela un criterio ininfluente: il divorzio tra religione e Natale si è ormai definitivamente consumato. Se le persone però si dividono in due grandi schieramenti, lo stesso non può dirsi per le grandi capitali europee che sembrano tutte orientarsi verso la commovente accoglienza del bianco Natal. Resta allora, amanti o haters che siamo, la stuzzicante terza via della fuga: decideremo poi se vale la pena di ammirare o disprezzare questo periodo strano, in cui ci si costringe quasi a riscoprire i buoni valori e donare qualcosa di gradito agli altri, magari lo capiremo passeggiando tra i mercatini natalizi di Colonia, i più antichi della Germania, o tra i regali palazzi di Vienna, o immersi nell’atmosfera fiabesca di Budapest.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.
