Io canto

Difendo i miei sogni

mi aggrappo alla gioia.

E canto

e canta l’anima.

In quest’attimo di vita

non distrarmi

dalla musica che emano

dai colori che mi plasmano.

Lascia che io sia

luce fra le ombre.

Io canto il suono eterno

che tutto muove.

Mi aggiravo tempo fa in un luogo per me incredibile: ero nel salone dei Cinquecento, il cuore di Palazzo Vecchio a Firenze.

Mi circondavano statue magnifiche di Michelangelo e di De Rossi, dipinti di enormi dimensioni del Vasari e del Passignano. Sapere che lì avevano lavorato Leonardo (la cui opera è purtroppo andata persa) e Michelangelo, l’immensità e l’imponenza del salone mi trascinarono in un pianto carico di emozione. Esattamente ciò che definiamo Sindrome di Stendhal. Mi ritrovai catapultata in un tempo a me molto caro, quel Rinascimento dei Medici che vibrava di creatività e genialità. Potevo percepire quel fuoco sacro che prende ogni artista quando dà libero sfogo a ciò che ha dentro. Sentivo il travaglio e poi l’esplosione, come un parto dopo lunga gestazione. Ogni opera sprigionava questa potenza creatrice. Mi sentii piccola piccola al confronto di tanta bellezza e di primo acchito considerai poca cosa le mie creazioni artistiche ma poi mi resi conto di ciò che mi accomunava a questi maestri: era proprio l’esigenza di portare fuori quella “creatura”, esternare quel tumulto che agita l’anima. Compresi quanto l’estro artistico, la creatività riuscissero ad astrarmi dalla realtà per portarmi altrove, dove prendevano forma quelle sfumature, quei suoni, quei versi che sentivo dentro.

Non so se questo sia cosa comune a tutti, non so se a tutti è dato di volare così alto ma so che in quei momenti la realtà in cui viviamo zavorrati diventa un trampolino da cui spiccare il volo. Una astrazione che ci fa staccare dal contingente pur rappresentandolo, che ci fa sublimare nella parte più impalpabile di noi stessi.

“Ogni vera creazione d’arte è indipendente da colui che l’ha realizzata, più potente dell’artista stesso e ritorna al Divino attraverso la sua manifestazione. In questo è un tutt’uno con l’uomo: che è testimone dell’espressione del Divino in sé.”

L. W. Beethoven

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