Alessandra Ambra, la ballerina che per prima ha portato a Catania la disciplina acrobatica aerea, coreografa e fondatrice della scuola di danza DanzArt Studio, si racconta ai microfoni di Spazi Esclusi.

Come e quando è iniziata la sua passione per la danza? È qualcosa che ha sempre sentito dentro di sé o è nata pian piano?

Non so delineare, di preciso, il momento in cui è nata in me la passione per la danza. Da che ne abbia memoria, ho sempre desiderato danzare. Ricordo, all’asilo, un momento in cui la maestra chiese a noi alunni di farle vedere quello che sapevamo fare. Per me è stato uno dei momenti più belli in assoluto e uno dei ricordi preferiti della mia infanzia! Iniziai a fare ruote con due mani, con una mano sola e altre acrobazie. La maestra dovette fermarmi, perché non la smettevo di farle vedere tutto quello che sapevo fare. Come avessi imparato a farle, per me è un mistero, dato che in famiglia nessuno ha mai avuto passione per la danza. A casa ballavo sempre, copiavo i balletti che vedevo in tv, il mio idolo ai tempi era Lorella Cuccarini. Ricordo che mia madre mi iscrisse al primo corso di danza quando ero già abbastanza grande, avevo 10 anni. Prima non le era stato possibile perché c’erano state tante spese e in famiglia eravamo 3 figlie. Credo che decise di iscrivermi per sfinimento. Dopo la prima lezione, non ho più smesso e anche le assenze che ho fatto le ho sempre potute contare sulle dita di una mano perché per me andare a lezione era ossigeno, era vita, era il sogno finalmente realizzato.

Fin dove si è spinta per realizzare i suoi progetti?

Finite le superiori sono riuscita a convincere i miei genitori a iscrivermi ad un’accademia di danza, musica e spettacolo che si trovava a Milano. È stato impossibile per loro dirmi di no, quando ho parlato loro del progetto per me la decisione era già stata presa, avevo già tutti i contatti e tutti i riferimenti, sapevo quando sarebbero state le audizioni per l’ammissione e il termine per le iscrizioni. Ai tempi dissi ai miei genitori che avrei comunque preso quella strada ma che preferivo farlo con il loro consenso perché sarebbe stato tutto più bello e più semplice.

Devo dire che evidentemente sono stata convincente o che, perlomeno, loro capirono quanto questa fosse per me l’unica vera strada percorribile.

Ho iniziato quindi a frequentare questa accademia quindi l’università e le audizioni, che non sempre andavano come speravo. Poi il costo della vita e altre vicissitudini mi hanno riportata nella mia città, Catania, dove, quasi per caso, ho aperto la mia scuola di danza con l’aiuto della mia famiglia, senza la quale non sarei riuscita a realizzare i miei sogni e il mio progetto. Oggi la mia “piccola” scuola, che il primo anno vantava “ben” 10 iscritti, ne conta quasi 200. Per me è un sogno che si è realizzato.

Non solo danza classica e moderna nella sua scuola ma anche nuove discipline come la acrobatica aerea che per prima ha proposto a Catania. Perché ha deciso di introdurla nella scuola e quanto è stato difficile farla conoscere?

Ho assistito ad un’esibizione di questa disciplina nell’estate del 2012 e me ne sono subito innamorata. Oggi ci sono diverse scuole che la propongono e si vede un po’ dappertutto: festival di arti circensi, eventi in piazza, talent tv. Dodici anni fa invece – soprattutto a Catania e in Sicilia – non era ancora tanto diffusa, così proposi alla ragazza che avevo visto esibirsi in questa bellissima performance, da poco diplomata alla scuola di circo di Roma, di provare a creare un corso nella mia scuola. Era dicembre 2012 e abbiamo promosso un workshop intensivo di tessuti aerei di un fine settimana. Solo un anno dopo avevamo già aperto diversi corsi, sia per bambini che per adulti. Ad oggi abbiamo circa una sessantina di allieve, divise per fasce d’età e livelli, che seguono con passione questa entusiasmante disciplina e alcune di loro hanno addirittura abbandonato le loro carriere (una ragazza si era da poco laureata in medicina, ad esempio) per dedicarsi totalmente alle arti circensi.

L’ acrobatica aerea nasce infatti all’interno del circo e consiste nell’eseguire diversi movimenti in maniera armoniosa su un attrezzo aereo. Noi abbiamo iniziato con i tessuti aerei ma adesso ci occupiamo anche di cerchio e di corda ma esistono anche altri attrezzi come le cinghie o il trapezio, ad esempio. Ovviamente per praticarla serve una specifica preparazione atletica e alcune accortezze relative alla sicurezza: i materassi sotto ciascun attrezzo sono infatti d’obbligo per tutti, dai principianti ai corsi avanzati.

Come per tutte le cose nuove, inizialmente abbiamo dovuto investire molto per far conoscere la disciplina: abbiamo investito molto in pubblicità e partecipato spesso ad eventi per avere visibilità e farci conoscere. Oggi, invece, sono le persone a contattarci direttamente perché ci conoscono e ci apprezzano o perché hanno visto le nostre esibizioni o ancora tramite il passaparola di altre allieve.

Un appunto: parlo al femminile perché il 99% di allievi è, per l’appunto, femminile. Ma 4/5 ragazzi in questi anni hanno frequentato il corso di tessuti aerei e due di loro oggi sono performer e professionisti molto in gamba. L’acrobatica aerea è, insomma, una disciplina per tutti, così come la danza in generale.

Cosa si sente di dire ai giovanissimi che si approcciano oggi al mondo della danza?

Questa è una domanda molto bella e complicata. Oggi, rispetto a 20 anni fa, i ragazzi hanno molti più stimoli e hanno accesso ad un’infinità di informazioni e di video che permette loro di appassionarsi velocemente a questa splendida disciplina ma anche di disamorarsene presto.

Quando si inizia lo studio della danza si pensa di entrare in sala e di iniziare a ballare, invece la danza – paradossalmente – è l’ultima ad arrivare, all’interno di una lezione. Non esiste danza senza lo studio della tecnica e molti, soprattutto i più giovani, molto spesso si annoiano a studiare la tecnica, non riuscendo a comprendere che, senza quella, non esiste la danza. Sono tanti quindi ad abbandonare dopo il primo anno e a cambiare attività, a favore di qualcosa di più “ludico”, mi si passi questo termine.

A questa parte di allievi però, se ne affianca un’altra parte, quella dei veri appassionati, quelli che amano la danza e che non possono farne a meno. Di questi, quasi la totalità abbandonerà alla fine del liceo o durante l’università. Solo in pochissimi continueranno lo studio e solo qualcuno di questi diventerà un ballerino/a.

Cosa mi sento di dire, quindi, a chi si approccia al mondo della danza? Di farlo con amore, con passione, con umiltà, con la mera voglia di fare qualcosa di bello per sé stessi. Non di danzare per diventare un/una ballerino/a, ma di farlo semplicemente perché sarebbe impossibile pensare di non farlo. Se poi le cose si evolveranno nel verso giusto, il resto verrà da sé. Ma la base di tutto (non solo della danza) deve essere sempre l’amore per quello che si fa.

Mi sento di concludere con una frase di Rudolf Nureyev: “Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare”. È questo che mi sento di dire ai giovani. Danzate, senza chiedervi perché. Danzate solo perché ne sentite bisogno e sentite di non poterne fare a meno!

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