Aprile ha nel suo calendario una ricorrenza, tra molte altre celebrazioni di dubbia utilità che nei diversi mesi si susseguono, cito alcuni esempi per meglio comprendere cosa intendo, giornata della carbonara, giornata dei calzini spaiati, giornata del bacio ecc. ecco invece presentarsi all’appello il 2 aprile quel giorno che ci ricorda l’Autismo, una condizione molto spesso ignorata, che pare riguardi ormai un bambino su 77. Finalmente una giornata utile, mi dico, tra mille promemoria non così degni d’attenzione, e davvero lo è se consideriamo che si tratta di una conoscenza ancora lenta nella diagnosi e poco in grado di rispondere alle accresciute esigenze di comprensione sociale. È in aumento infatti la diagnosi tardiva in età adulta, segno che dietro a ogni storia di scoperta dell’autismo c’è spesso un’intera esistenza da fanciullo incompreso. Lo spettro apre sempre nuove domande: è davvero una condizione legata prevalentemente alla genetica o altri fattori possono agevolarla? E ancora, perché gli uomini ne sono più colpiti delle donne? E perché i casi sono in aumento? Come mai, viene poi da chiedersi, negli Stati Uniti i casi risultano in percentuale maggiore, rispetto ad Italia, Gran Bretagna, Danimarca? Rispondere a queste domande potrebbe orientarci verso nuove piste di ricerca. Intanto si accende l’attenzione sulla questione con un segno tangibile, una giornata dedicata alla consapevolezza di questa condizione, che ricorre ogni 2 aprile dal 2007 a oggi, e per l’occasione quest’anno anche un altro gesto rituale vuole simboleggiare tale sensibilità ritrovata: l’illuminazione blu che splenderà sui principali monumenti di molte città europee. Esistono un telefono blu di supporto all’autismo e una raccolta fondi promossa dalla Fondazione italiana per l’Autismo che intendono finanziare la ricerca scientifica, al fine di orientare ad interventi necessari, o diagnosi precoci dal momento che i primi sintomi sembrano manifestarsi molto presto, tra i 14 e i 28 mesi di vita. Se l’Autismo ha un colore, dunque, è il blu, anche se è così multiforme nella manifestazione dei sintomi che io personalmente lo descriverei come una realtà dalle mille sfumature. Accendiamo dunque l’attenzione, le luci blu e le speranze in sostegno delle persone con disturbi dello spettro autistico.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.