Nicola Missiani, esperto nella sicurezza di imprenditori e delle loro famiglie, ha intrapreso un significativo percorso spirituale in seguito a un drammatico incidente in cui ha rischiato di perdere la vita. Da allora ha appreso, nei monasteri Tibetani e dallo stesso Dalai Lama, preziosi insegnamenti, ha fondato un’associazione senza scopo di lucro, denominata “A’DHI” per supportare l’istruzione dei bambini in India, e per altri scopi benefici.
Per 90 secondi il suo cuore ha cessato di battere, a causa di un grave incidente, poi il ritorno alla vita, la rinascita…che cosa ha provato, in quell’interminabile minuto e mezzo?
Solo 90 secondi, la percezione è stata però quella di una intera esistenza. Non si ha la sensazione di portare con sé il pensiero di ciò che accade. Tutte le emozioni svaniscono, e lasciano il posto solo all’esperienza del distacco. Non si vive dunque un’emozione, paura, gioia, ma piuttosto uno stato: essere lì nel tutto, con tutto e fare parte del tutto. Ci si rende allora conto che le emozioni sono solo strumenti che il nostro corpo usa come parametro per regolare l’azione in un dato momento, ma dall’altra parte non servono parametri, poiché tutto è uno. E ogni cosa è neutra, si prova amore incondizionato, così il parametro è sempre quello: amore per ciò che vedi, che è uguale a ciò che sei.
L’esperienza così forte, traumatica, dell’incidente ha modificato il suo credo, almeno in parte, è stato cioè determinante per il superamento di certe sue eventuali “chiusure” esistenti?
Se una chiusura può esserci stata in me riguardava la fede in quanto legata all’istituzione. Ho sempre preferito un approccio diretto col divino. Ho acquisito la forte consapevolezza che noi non siamo ciò che in questo momento vediamo, la parte fisica è uno strumento che ci mette nella condizione di comunicare tra di noi. L’incidente mi ha aperto a un orizzonte infinito, noi siamo infinito, non siamo questi corpi così vulnerabili, ed esposti ai tanti pericoli della vita. Il distacco forte, irruento, mi ha portato a guardare da un’altra prospettiva quello che c’era per terra, ossia questo corpo, che da quel momento io non chiamo più corpo ma contenitore. Dall’esterno io percepivo un qualcosa che conteneva questo infinito che possiamo chiamare in più modi, coscienza, anima. La coscienza è la conoscenza di tutto ciò che hai appreso e che porti in questo “dischetto magnetico” che è l’anima. Se poi ti reincarni, avrai dietro, con te, anche questa conoscenza.
Ha fede nella reincarnazione?
Assolutamente sì, e in alcuni momenti ne ho avuto anche certezza. È un fatto. Ho visto lasciare il corpo a molte persone, e poi le ho ritrovate e riconosciute in bambini, figli, nipoti, in altri luoghi. Un mio carissimo amico ha lasciato il corpo, molti anni fa, e poi mi sono ritrovato il nipote di fronte, e dentro di me ho detto “Sei tornato!”. E lui mi ha sorriso, come fosse una conferma. Ho rievocato personalmente ricordi di altre vite attraverso delle regressioni molto intense e ho ricordato di aver vissuto anche una vita da monaco, per questo oggi ho una forte connessione con i monaci. Da piccolo ho sempre avuto la tendenza ad osservare le feste di paese dall’esterno, non capivo il motivo di questo mio comportamento ricorrente; durante una regressione con un esperto mi sono ritrovato seduto sopra una montagna vestito da monaco, con un cane al mio fianco, davanti a me c’era un villaggio dove si celebrava una festa di paese, e io guardavo dalla montagnetta, dove c’era il mio rifugio, il villaggio, con sguardo innamorato, accettavo il loro invito stando lì, a guardare l’intera scena da fuori. Le nostre vite hanno risonanza molto forte sulle esperienze di vita successive. Tutto ciò che noi viviamo lo portiamo con noi nel tempo, e nel tempo, alcune di queste cose, condizionano la nostra vita, in modo negativo o positivo che sia.
Come immagina, alla luce di questa esperienza, la vita dopo la morte?
Nessuno sforzo fisico, sofferenza o impegno quotidiano ci aspetta dopo la vita. Chi ci precede nella morte può ancora essere presente nella nostra vita. Li ritroveremo in modo nuovo. Riesco a comunicare messaggi ai vivi da parte di defunti in maniera automatica, sono consapevole in quel momento, ma dopo non ne conservo piena memoria. Ho episodi di chiaroveggenza, visualizzo persone che magari dopo anni, proprio un momento dopo la mia visione mentale, si fanno sentire. Questo mi accade con i vivi e con i morti. Vedo presenze in casa d’altri. Sono moltissimi gli episodi che potrei raccontare. Una volta, ad esempio, sono andato a vedere un appartamento, e nella camera da letto vedevo un uomo di una certa età. Solo dopo ho saputo che il padre della proprietaria era deceduto in quel letto due settimane prima. Mi è capitato, in un’altra situazione, di sedermi su un divano, e provavo agitazione e tachicardia. Mi è poi stato detto dalla vicina di casa che quel mobile apparteneva al marito che era morto su quel divano, ogni giorno si sedeva proprio lì a leggere il giornale. Evidentemente era geloso del divano e non voleva che qualcuno si sedesse lì.
Da quale radice profonda la sua spiritualità trae forza?
Sono sempre stato intimamente convinto dell’importanza di un “oltre”, oggi anche la scienza è in grado di dimostrarne la verità, pensiamo alla fisica quantistica e alle sue teorie. Al Cern gli scienziati attraverso un enorme macchinario sono in grado di rilevare i colori dell’aura, cangianti in base allo stato d’animo, e proiettarli su una parete bianca. Sono invisibili all’occhio umano eppure oggi sappiamo per certo che esistono, possiamo vederli. Anche prima dell’incidente avevo sempre “un occhio” rivolto alla spiritualità, ero un essere in ricerca, con grande apertura mentale, interessato alle vie alternative, rispetto ai sentieri battuti dalle grandi tradizioni religiose, queste vie secondarie erano capaci in ultima analisi di condurti allo stesso punto. Ero un chierichetto da bambino, e ricordo quelle esperienze sull’altare come le mie “chiacchierate con l’invisibile”. Ho avuto grandi soddisfazioni all’età di 18 anni quando mi sono trasferito a Milano, c’era una chiesetta in legno con una statua di Gesù che io visitavo tutti i giorni. Alcune volte il Cristo lo vedevo seduto, non di fronte a me, ma al mio fianco. In quella chiesetta è nata tutta la mia forza per poter realizzare tutto ciò che ho poi fatto nella vita.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.