I mostri non hanno fattezze disumane, sono persone comuni con una vita ordinaria, e spesso dietro la maschera dell’uomo “perbene” non troviamo neanche un volto. È la storia del “mostro di Udine”. Inizia tutto in una stradina di campagna abbandonata e il ritrovamento di 13 corpi, tutte donne. Tutti omicidi commessi nel fine settimana e stesso periodo dell’anno. Colpisce dal 1971 al 1989 nei dintorni di Udine e per molto tempo un caso rimasto nell’ombra colpendo silenziosamente e indisturbato. Poco se ne parlava, perché? Perché sceglieva donne ai margini della società, quasi tutte prostitute fragili, sole con problemi di droga e alcol. Proprio per la vita che conducevano era impossibile ricostruire i movimenti delle vittime. Gli omicidi effettuati con un’arma da taglio affilata, forse un bisturi! Era solito pratica l’incisione di una “S” lungo l’addome delle vittime. La precisione del taglio era riconducibile ad una mano esperta, in più all’epoca quel tipo di taglio era una tecnica cesareo diffusa. Lesioni da taglio rituali e stesso periodo dell’anno ne fanno un serial killer da manuale. I sospetti ricaddero su un medico chirurgo. Sì, perché conosceva l’anatomia umana tanto da poter armeggiare con precisione anche in piena notte. L’indiziato era un mancato medico specializzando in ginecologia e mai incriminato. Ritrovato nelle vicinanze dal ritrovamento di una vittima. Gli inquirenti indagarono sulla vita del medico, era il candidato perfetto per essere il mostro che terrorizzava Udine, i sospetti erano tanti ma purtroppo nessuna prova evidente. Così nel 1997 veniva chiesta l’archiviazione. Non è mai stato trovato e a distanza di anni sarà ormai morto portandosi dietro tutti i misteri di questa triste storia. Eppure, un assassino seriale si aggirava per le strade prendendo di mira le “invisibili”. Molte furono le provocazioni dell’epoca come oggi. Se le vittime fossero state madri e donne della società “perbene” il caso sarebbe rimasto nell’ombra per tutti questi anni? Si poteva e si doveva fare di più per cercare la verità e restituire dignità alle vittime violate. Certamente gli investigatori con gli attuali strumenti scientifici avrebbero potuto svolgere un’indagine più accurata. L’unica certezza è quella di un mistero irrisolto e perduto nella notte. E quella sensazione di inquietudine nel trovarsi accanto un mostro senza volto.
“La gente ha bisogno di un mostro in cui credere. Un nemico vero e orribile. Un demone in contrasto col quale definire la propria identità. Altrimenti siamo soltanto noi contro noi stessi”. (C. Palahniuk)
Copyright ©️ 2020-2030, “Spazi Esclusi” – Tutti i diritti riservati.
Sono Simona, avvocato, docente di Diritto e criminologa. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Catania. La curiosità verso quei circuiti e/o cortocircuiti della mente e dell’ambiente circostante mi ha portato ad esplorare tanti micro mondi lasciati nell’ombra. L’obiettivo è quello di dare visibilità agli invisibili, raccontando il mondo con serietà ed una buona dose di ironia. Ispirata dalla ricerca di quella Dea cieca che spinge una “mini-toga” a guardare sempre avanti con impegno. Il mio biglietto da visita: “Lo si voglia o non lo si voglia, io giustizia e verità impongo!” (Dario Fo).