Chissà i fratelli Montgolfier cosa ne avrebbero pensato! Già proprio loro, gli storici inventori del primo prototipo funzionante di Mongolfiera che alla fine del Settecento marcava un volo di appena nove chilometri nel tempo massimo di mezz’ora. Ma il breve volo di questa invenzione sarebbe in realtà stato lungo. Tra il 28 luglio e 6 agosto 2023 una folla di visitatori ha potuto seguire all’orizzonte le ottanta festose mongolfiere, e rimanere senza fiato. Da Todi a Perugia, voli liberi e poi in gara per una competizione alla sua ormai trentaseiesima edizione italiana: un colpo d’occhio di festosi palloncini, ma aerostatici, tutti contemporaneamente in cielo dall’alba a disegnare sui volti la meraviglia di grandi e piccini, ormai fedelissimi osservatori dell’evento, che da Gran Premio Internazionale Mongolfieristico si presenta oggi in veste nuova, e con una nuova denominazione “Italian International Balloon Gran Prix”. La mongolfiera amplia così il suo ambito geografico, non solo nazionale, ma di interesse mondiale in questa gara, allo stesso modo in cui ha storicamente spaziato nella sua funzione: da veicolo di propaganda di idee durante la Rivoluzione francese a mezzo militare in età napoleonica. Resta legata a un’idea romantica, la possibilità per l’uomo di volare, staccarsi da terra, coprire grandi distanze in poco tempo, un’esigenza che ha spinto al limite molte tecnologie attuali. Così come nel romanticismo e nel poetico affondano le sue più antiche radici, nel 220 d.C, le lanterne di carta della dinastia Han: piccole mongolfiere realizzate in seta o carta e sollevate grazie ad aria calda emanata da una sorgente di fuoco posta alla base del pallone. Restano oggi il simbolo della cultura cinese e della concezione della buona fortuna legata alla civiltà orientale.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.