Il 15 Marzo scorso si è celebrata la Giornata Nazionale per la lotta contro i Disturbi del Comportamento Alimentare e numerosi monumenti dei Comuni di tutta Italia, tra i quali il Colosseo, si sono illuminati di colore lilla. Il 15 Marzo perché quel giorno, tanti anni fa, è scomparsa Giulia – e il padre si è adoperato per ricordarla – e il lilla perché il fiocchetto lilla negli Stati Uniti simboleggia da trent’anni anoressia, bulimia e altri malesseri legati alla nutrizione e all’alimentazione. Chi soffre di disturbi del comportamento alimentare (DCA) crede di poter controllare tutto, di esercitare la propria libertà vigilando su ciò che mangia, sul proprio peso e sulle relazioni sociali, ma non riesce a controllare ciò che prova. È quindi “schiavo” della propria condizione psicologica, caratterizzata dall’ autosvalutazione. Le tipologie di disagio sono tante e diverse tra loro, alcune sono più note e altre meno (come nel caso della vigoressia, del disturbo dell’alimentazione incontrollata, e della ortoressia), ma nel complesso coinvolgono quasi tre milioni di giovani tra i 12 e i 25 anni e sono la prima causa di morte per malattia tra i ragazzi e le ragazze di questa fascia d’età (dati OMS).
Solo una piccolissima parte dei giovani e delle famiglie vittime dei DCA (il 10% secondo le fonti del Ministero della Salute) manifesta il proprio disagio al di fuori delle mura domestiche, cercando soluzioni e chiedendo aiuto agli esperti: questo dato è lo specchio di quanto possano essere subdoli i meccanismi che governano queste patologie psichiatriche e di quanto bisogno ci sia di attenzione, informazione e sensibilizzazione, anche alla luce dell’enorme incremento delle diagnosi nel biennio 2019-2021 (+41%). Anche in questo, come in molti ambiti, le associazioni no profit danno un grande contributo. Dietro ci sono spesso le famiglie che con questi disturbi hanno fatto già i conti, come si accennava prima nel caso di Stefano Tavilla, fondatore dell’associazione “Mi nutro di Vita” e promotore della Giornata del 15 Marzo fin dal 2012. Con la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri (8 maggio 2018) è stata ufficialmente indetta la Giornata Nazionale dedicata e un vero e proprio spot di comunicazione sociale è stato successivamente realizzato grazie alla collaborazione tra il Ministero della Salute e la Onlus Never give up, con il contributo di volti noti del mondo dello spettacolo. Sì, uno spot utile, fra i tanti che affollano le reti televisive nazionali. Questi 20 secondi di comunicazione mediatica, andati in onda proprio nella settimana di metà marzo, hanno l’obiettivo di aprire gli occhi contemporaneamente a chi si reputa immune a questo tipo di problemi – ma ha il dovere di informarsi – e a chi ci si trova già dentro, affinché ne prenda consapevolezza e scelga di salvarsi. Never give up (letteralmente tradotto “non mollare mai”) mette a disposizione un servizio mail che risponde entro 24 ore, consulti gratuiti in tempi rapidi attraverso piattaforme online, orientamento alla cura presso strutture pubbliche specializzate e varie occasioni di incontro e formazione. Basta un click per iniziare a voltare pagina, per liberarsi e illuminare la propria vita, perché no, di lilla.
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Sono Iolanda, giovane insegnante di Lingue straniere, traduttrice ed esterofila. Ho studiato a Catania e poi a Roma, passando per Madrid. Ci ho messo poco a capire che la mia vita sarebbe girata intorno al mondo della formazione dei giovani. Vorrei che tutti loro imparassero ad amare le culture straniere, oltre che le lingue. Perché gli idiomi sono strumenti che, allo stesso tempo, rivelano integrazione e tutelano identità.