Nel 2026 si celebrerà il centenario della morte del grande artista Gaudì, le cui imprese di vita e arte sono ricordate nel contributo di Paola Arcidiacono nella rubrica “Monologhi d’Autore”, di questo numero di “Spazi Esclusi”. La visione del Cristianesimo dell’artista è diventata pietra e cemento, e poi simbolo della città di Barcellona, uno straordinario monumento in fieri che ci ricorda, nella sua incompletezza, che la fantasia deve sempre sovrastare la realtà, la quale arranca, per mesi, o per anni, nel tentativo di manifestarla interamente. Gli artisti, in quanto tali, sono persone in grado di agire guidati dai loro più ambiziosi sogni, pure a discapito del principio di realtà, e così nel 1882 all’avvio del cantiere della Sagrada Familia, il giovane architetto Gaudì pur avendoli richiesti, non era in possesso dei permessi di costruzione. L’opera si erge monumentale, rubando spazio alla città, alla vita, paradossalmente in maniera abusiva, come sempre illegali sono in fondo i sogni al loro nascere. Poi, però, devono trovare posto nel mondo, e questo non è comodo a tutti. Oggi Janet Sanz, responsabile della pianificazione urbana di Barcellona annuncia di aver risolto tale paradosso storico, avendo finalmente tutti i permessi necessari per poter condurre alla legalità l’opera d’arte e completare il maestoso progetto nel 2026, per celebrare così degnamente l’anniversario di morte del suo ideatore. La struttura al completo svetterà oltre i 170 metri, sarà dunque la più alta e imponente della città catalana. Sembra di essere dunque a una svolta dopo un cantiere durato più di un secolo. Ma come mai, ci chiediamo, dei tempi tanto lunghi per un’opera intesa unanimemente come l’emblema della città? I primi dissidi hanno visto protagonisti il Comune e la Fondazione che gestisce la Sagrada Familia rispetto agli ingenti investimenti per il completamento dell’opera, sembra però che dopo anni di infruttuose trattative la Fondazione con i suoi circa cinque milioni di euro sia riuscita ad ottenere i permessi per dare il via nuovamente ai lavori, un apporto economico in cui tanta parte hanno il contributo dei turisti e le donazioni dei fedeli. Ammonterebbe invece a 347 milioni di euro l’intera cifra impiegata nel cantiere più lungo e controverso della storia, che non accenna a vedere del tutto appianate le polemiche che lo hanno accompagnato sin dal suo sorgere. Il completamento del cantiere comporterebbe infatti l’ampliamento del monumento a discapito delle abitazioni limitrofe, è già in corso da decenni una protesta degli abitanti degli appartamenti di fronte all’opera artistica, che non intendono abbandonare le loro case. “Le nostre case sono legali”, recita lo striscione fissato ostinatamente sui balconi, con una vena polemica che rimanda immediatamente alla storia della Sagrada, al suo lato oscuro.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.