Di Carmen Battaglia
L’artista Andrea Chisesi con “Eteria”, la mostra catanese appena conclusa a Palazzo Platamone, ha voluto fare un racconto mistico, in chiave moderna, di rievocazione religiosa e tradizione siciliana. In mostra, tra le altre opere, ci presenta una galleria di Sante, riccamente impreziosite da una tecnica decorativa molto virtuosa, con le fattezze di adolescenti dei nostri tempi, incarnazione della “ribellione” e del dissenzo giovanile. Quello che ci raccontano è la loro storia dolorosa, però i volti sono sereni, contemporanei e bellissimi, lontani dalla tradizionale rappresentazione del dolore e del martirio. Quell’iconografia riconducibile ai “Santini” di tradizione cristiana, il piccolo foglio con l’immagine del Santo e nel retro la preghiera votiva, è solo accennata. Questa forma d’arte, ormai quasi dimenticata, era anticamente praticata per esorcizzare le malattie e tenere lontani i malefici. L’immagine era tenuta al collo e la tradizione voleva che non potesse essere strappata o gettata via ma, caso mai, bruciata e accompagnata da una preghiera. Le effigi delle Sante, tradizionalmente piccole e tascabili, sono qui rappresentate come manifesti squillanti da esibire non più come un fatto privato ma pubblico. Chisesi, di padre palermitano, conosce bene le tradizioni e le usanze siciliane tramandate dai nonni. La suggestione e l’amore per i Santini nascono da un regalo inconsueto della madre: una scatola piena d’immaginette sacre. L’artista, che diventerà un grande collezionista, realizzerà cinquanta immagini di Santi con una tecnica complessa, la “fusione su tela”, che trae spunto dall’utilizzo di frammenti di manifesti pubblicitari strappati dalle città e include scatti fotografici da lui realizzati. Le immagini non perdono il sapore della tradizione ma sono così rielaborate con un nuovo linguaggio “pop”. Chi sono queste Sante? Agata, Lucia, Rosalia e in mano, alcune di loro, reggono oggetti simbolici tradizionali, altri contemporanei. Sant’Agata, patrona di Catania, porge allo spettatore il vassoio con le “Minnuzze”, il tipico dolce della festa, che ricordano i seni asportati durante il suo martirio. Santa Lucia, patrona di Siracusa, non tiene in mano gli occhi enucleati, ma una moderna confezione di lenti a contatto. Tra le nuove Sante, a fine mostra, Saman Abass, la ragazza pakistana scomparsa dopo essersi rifiutata di sposare un cugino. Ci racconta il suo martirio reggendo in mano la pala usata per scavare probabilmente la sua tomba e un paio di sneakers. L’immagine restituita è però quella simbolica di una volontà di emancipazione e d’integrazione sociale in contesti dove la disobbedienza femminile è da punire con un inevitabile delitto d’onore.
Foto di copertina di Valentina Giuffrida
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