Le formazioni coralline non si trovano in tutti i mari del mondo poiché per potersi sviluppare necessitano di determinate condizioni climatiche, ambientali e geografiche. Vengono chiamate semplicemente reef, si formano grazie alla crescita dei coralli “costruttori” e in relazione alla loro morfologia si distinguono in barriere, atolli e frangenti. Sono diffuse nella fascia intertropicale compresa tra i 30 gradi di latitudine Nord e Sud dove la temperatura ideale dell’acqua è di circa 24°C e comunque superiore ai 18-20°C durante tutto l’anno. La maggior parte si sviluppa nelle zone interessate da correnti calde che lambiscono le coste orientali dei continenti. Queste condizioni permettono la sopravvivenza dei polipi che costituiscono i coralli. Questi ultimi sono quasi tutti organismi coloniali il cui singolo individuo, appunto il polipo, possiede un corpo cilindrico con una corona di tentacoli attorno alla bocca. Presentano tutti cellule urticanti, più o meno potenti a seconda delle specie e uno scheletro calcareo che li protegge. I coralli costruttori sono provvisti delle zooxantelle, piccole alghe unicellulari, con cui vivono in simbiosi e che necessitano della luce solare per svolgere la fotosintesi. Per tale motivo si sviluppano in acque limpide e poco profonde. Tra alga e corallo si instaura una simbiosi che dura tutta la vita. La prima riceve protezione e si nutre dei prodotti di scarto dei polipi, come l’anidride carbonica necessaria per la fotosintesi, liberata durante la sua respirazione. Il corallo invece riceve l’ossigeno liberato durante la fotosintesi dalle zooxantelle che, attraverso una serie di reazioni chimiche con l’acqua, favoriscono anche la formazione del suo scheletro calcareo. Le barriere coralline rappresentano un ecosistema fondamentale per la salute degli oceani caratterizzati da un’altissima biodiversità. Ospitano migliaia di specie in equilibrio tra loro dove ognuna svolge la propria funzione. La maggior parte dei coralli appartiene all’ordine dei Madreporari come: la madrepora lampone, la madrepora ago, la madrepora fungo e l’acropora. Esistono anche coralli molli privi di uno scheletro calcareo come gli Alcionacei e il corallo cuoio. Tra le formazioni coralline troviamo anche il corallo di fuoco dalla colorazione giallastra con gli apici bianchi e dall’aspetto liscio. È molto urticante e basta sfiorarlo per avvertire subito sensazioni simili a quelle di una bruciatura. La Tridacna gigas, mollusco bivalve tipico delle scogliere coralline, può raggiungere la lunghezza di un metro e le zooxantelle simbionti gli conferiscono una colorazione blu molto vivace, con sfumature blu-verdi. Possiede organi fotosensibili che gli permettono di aprire e chiudere le sue valve in relazione all’intensità luminosa. Nella parte centrale del corpo sono presenti due grosse aperture, i sifoni, attraverso i quali l’animale aspira ed espelle l’acqua necessaria per la respirazione e l’alimentazione. I pesci pappagallo, caratteristici abitanti del reef dai colori sgargianti, devono il loro nome alla presenza nella bocca di due robusti denti a forma di placche fuse insieme a formare una sorta di becco. Grazie a questa dentatura raschiano la patina algale che ricopre i coralli e di cui si nutrono. Sono importantissimi perché frantumano le madrepore e poi espellono i frammenti sotto forma di sabbia finissima, andando così a contribuire all’origine e mantenimento delle spiagge coralline. Durante la notte, per proteggersi dai predatori, dormono in anfratti del reef e secernono uno strato di muco formando un bozzolo gelatinoso nel quale si avvolgono.
Foto di Alessia Condorelli
Copyright ©️ 2020-2030, “Spazi Esclusi” – Tutti i diritti riservati.
Sono Alessia, laureata in Scienze Biologiche indirizzo Biologia Marina presso l’Università degli Studi di Catania e da sempre affascinata dall’ambiente marino. Crescendo è diventato parte fondamentale della mia vita come le immersioni subacquee che mi hanno permesso di ammirare dal vivo le meraviglie che popolano questo mondo. Purtroppo oggi questo ambiente è fortemente minacciato da noi stessi, da qui l’idea di trasmettere una maggiore conoscenza del “Pianeta Blu” che ci permetta di viverlo e rispettarlo con maggiore coscienza.