Quando si parla di Colombia la prima parola che viene in mente è narcotraffico, un’etichetta scomoda e anacronistica per un paese che oggi è molto altro e tenta di rinascere dalle ceneri di un recente e sanguinario passato che sta lasciando spazio al turismo, alla cultura e alla valorizzazione del territorio. Un paese di oltre un milione di chilometri quadrati dove convivono habitat differenti, dune e deserti, paludi e spiagge, distese di caffè e vulcani spenti, foresta amazzonica e isole caraibiche, città ricche di musei, arte e movida. Culla della cultura pre-ispanica e della lotta all’indipendenza guidata da Simon Bolivar, patria di Gabriel Garcia Marquez, Botero e di un popolo ricco di valori che vuole riscattare la propria immagine e discostarsi da stereotipi negativi.
A differenza degli anni Ottanta e Novanta, quando il signore della droga Pablo Escobar seminava terrore, il paese sta ora godendo di un fervente sviluppo economico e culturale.
Oggi Medellìn, che per anni è stata la città più violenta del paese, vanta il miglior sistema di trasporto urbano del Centro America con metro, cabinovie e bike sharing. Gemellata con Milano e Bilbao in tre decenni la “città dell’eterna primavera”, strappata ai narcos con sforzi ambiziosi, ha cambiato volto e nel 2013 ha vinto il premio di “most Innovative city in the world” superando competitors come New York e Tel Aviv. Una città pulita e ben curata quasi ovunque dove si alternano palazzi moderni, quartieri in stile coloniale, aree popolari e zone degradate in via di riqualificazione dove ciò che colpisce è il significato delle strutture nascenti: quello di risalire la china, ergersi verso l’alto, verso la rinascita del paese che ha sofferto di una criminalità diffusa e feroce. Qui un esercito di ragazzi provenienti dal Barrio Escobar, accomunati dal desiderio di rivalsa, combatte quotidianamente contro il mito del “benefattore” che sborsò denaro per le loro case. Qui nascono nuovi generi musicali, si esporta la maggior quantità di musica Latinoamericana nel mondo, i cantanti sono divenuti i nuovi modelli sociali e la fondazione “El Arte de los Sueños” nel dicembre 2021 ha inaugurato la sua ultima sede.
Maluma, sponsor e ideatore della fondazione, supportato dal suo popolo che lo ha reso uno fra i maggiori artisti di successo della musica latinoamericana, nel 2016 decide di convertire la sua gratitudine ai paisas in azioni concrete. La fondazione promuove lo sviluppo artistico e culturale delle comunità dove ancora s’incontrano condizioni di vulnerabilità e degrado; dove, attraverso l’arte e le sue differenti espressioni, bambini ed adolescenti possono migliorare le proprie condizioni morali, emotive, fisiche, culturali ed economiche.
In Colombia la musica prova a costruire ponti fra Arte e Sogni aiutando il paese a sostituire i propri leader. Testi e ritmi che attaccano retaggi culturali e lo spirito di ammirazione verso il crimine, che non alimentano il mito ma lo screditano mostrando il vero volto di Escobar, che non aiutava il proprio popolo ma ne comprava le coscienze: il modo migliore per calpestare la dignità dei più poveri.
Foto di Paola Arcidiacono
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Sono Paola Arcidiacono, autrice del romanzo “La Valigia Rossa” edito da “Prova d’Autore”. Nasco a Catania nel 1973 e nei primi anni novanta mi trasferisco a Parigi per approfondire gli studi presso la Sorbonne. A Parigi comincio ad approcciarmi alla professione turistica che eserciterò in Europa, Nord Africa e Centro America lavorando principalmente come tour leader e guida turistica. Dopo venti anni di vivere itinerante, nel 2010 mi ristabilisco in Italia ed adesso vivo a Taormina, dove mi dedico alla scrittura ed esercito la professione di agente e consulente di viaggio. Figlia della cultura cattolica, dopo essermi accostata allo studio delle civiltà e delle religioni classiche, interessata alle culture pagane ed incuriosita da religioni e filosofie orientali, mi definisco oggi un’interreligiosa. Lontana dal mondo mediatico, dalle mode virtuali e dalle tendenze temporanee, amo esperire e viaggiare.