Irene non è donna né pesce, forse un misto tra i due: nutrita di mare e poesia, racconta la sua vita a uno straniero, nel linguaggio incomprensibile dei delfini, e stimola in lui ricordi.
Un tesoro consegnato a un passante: la sua vita a uno scrittore. Questa la trama. Ma dentro c’è tanto altro. La passione dello scrivere storie, riconoscerle nel mondo e tradurle per i lettori. La poesia del mare che, come le sue onde, pretende un ritorno da chi lo ama. La metafora del venire al mondo. Irene lo fa con fatica, e resta in bilico tra due realtà: la terra e il mare. Di entrambi ha bisogno, e infatti divide equamente il suo tempo tra i due universi, “deve dormire sopra il solido” sentire la terra sotto i piedi, la schiena, ma la notte si consegna al mare, interamente, con la dolcezza con cui consegna allo straniero i suoi ricordi, e lui a noi la sua storia: la Storia di Irene.
Un libro che definirei una narrazione poetica, in grado di nutrire la sete di poesia, quando emerge nell’anima come un delfino in superficie, nei momenti bui della vita, o quelli intensi in cui ci sediamo a riva per contemplare il mare, come fa Irene, protagonista della storia. Una storia, però, ne evoca sempre tante altre, come una catena di anelli infinita. E così leggere della donna delfino che aiuta a partorire le balene, gravida essa stessa a quattordici anni, ci pone nella condizione di ascolto, di noi stessi e del mondo, come fa un bambino la sera di fronte alle storie, surreali e incantevoli, della buonanotte. Ci sembra di vederla: una sagoma netta, i capelli biondi tagliati sul collo e bagnati dal mare, l’aria triste degli orfani, la determinazione di chi non ha un passato a cui riferirsi. È una creatura bizzarra e poetica, metà fatta di terra e metà d’acqua come in una singolare astrologia esistenziale. L’affetto che le è mancato in terra l’ha avuto dall’oceano però, una compensazione che lo straniero avverte e racconta; e insieme a questo racconta molto altro, il suo passato più cocente, come se quella creatura di fantasia funzionasse bene da specchio esatto di una certa realtà.
Come se quell’immergersi in acqua, naufragare e vivere fosse una lotta iniziata molto prima, un venire al mondo faticoso e replicabile ad ogni ora della nostra esistenza. Irene ce lo ricorda. Il poeta lo scrive. Noi leggendo arricchiamo delle riflessioni delle nostre lotte, e delle nostre immersioni e compensazioni, la poesia di questo bouquet di storie.
Storia di Irene, Erri De Luca.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.