La vita corre veloce: lavoro, spesa, impegni, tutto di corsa, regolato da orari e scadenze. Non c’è tempo per giocare con la fantasia e per fermarsi. “È tardi, è tardi”, ci incalza il nostro Bianconiglio interiore, sventolandoci davanti uno sproporzionato orologio da taschino. Non è ben chiaro dove stiamo andando, ma una cosa è certa, dobbiamo andarci. Esiste però un luogo dove, seppure per un limitatissimo arco di tempo, siamo autorizzati a fermarci, anzi, dobbiamo farlo e guai se il risultato non fosse quello di sognare ad occhi aperti. Finalmente una tregua avvolti dal buio e sprofondati in una poltrona, con in mano il nostro lasciapassare, un piccolo biglietto di ingresso: Sala 5, posto 22…allacciamo le cinture. Per quasi due ore non saremo più l’impiegato frustrato di fantozziana memoria, il professionista impegnato o lo studente in odore di esame. Abbiamo acquistato un breve lasso temporale nel corso del quale lasciare il nostro io su quella poltrona a sgranocchiare pop corn, per andare altrove, per essere qualcun altro, passeggiando in lungo e in largo in un mondo che non c’è. Personaggi che un regista ha saputo rendere così veri e coinvolgenti ci prenderanno per mano portandoci con loro. Attraverseremo la storia, torneremo indietro nel tempo in luoghi e attimi che avremmo potuto vivere soltanto così. Lo stesso accade immergendo il naso in un libro ma la magia del cinema riesce a trascinare via con sé anche i meno dotati di fantasia. Soffriremo e gioiremo con il protagonista, vendicheremo i torti subiti, voleremo verso terre lontane o nel futuro. Ognuno di noi si immedesimerà in qualcuno di quei fantasmi di celluloide fino a sentirne pulsare il sangue nelle vene; il suo dolore sarà il nostro dolore, la sua passione diventerà la nostra passione. Saremo capaci di uccidere e perdonare, sopravvivere in un’isola deserta e combattere i draghi, ebbene sì, proprio noi, gli stessi che entrano in panico se il cellulare si scarica. Saremo autori di complotti e arringhe infuocate, chi l’avrebbe mai detto? Noi che diventiamo di mille colori a dover parlare in pubblico. Conosceremo i protagonisti di passioni totali e con loro faremo di tutto per conquistare l’oggetto del nostro amore. Sì, lo faremo, in quel mondo effimero saremo in grado di farlo, faremo quella telefonata che nella vita reale non abbiamo avuto il coraggio di fare. Tempo scaduto, le luci si accendono, scorrono i titoli di coda, ci stiracchiamo sulla poltrona, lentamente lasciamo la sala, gettiamo il biglietto nel cestino e con lui un po’ di sogni, non tutti però, alcuni li porteremo con noi, ci serviranno per affrontare meglio la frenesia del quotidiano.
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Mi chiamo Barbara, diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Perugia, sono da sempre appassionata di Arte e Antiquariato. Amo associare l’idea di viaggio a quella di immersione nell’arte, ritenendo il mondo un prezioso scrigno colmo di tesori. La scrittura di racconti e la compagnia dei libri sono la mia vita ed è a loro che mi dedico con passione perché, citando Umberto Eco, “chi legge avrà vissuto 5000 anni, c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.