In mezzo al disastro pandemico, una strettoia già lastricata di morti, nuove prassi sociali e incertezze varie, si sta facendo strada uno stuolo di stolti che vede e che sa. Questo dicono, continuamente. Noi siamo tutti un po’ ciechi e zoppi, diciamoci la verità. Gli scienziati persino. Procediamo a tentoni, barcollando nel buio, perché è una situazione senza precedenti. Ci sono state altre pandemie, questo è vero, e nemmeno così lontane. Ma oggi tutto è diverso, l’accelerazione dei contatti è un tappeto rosso per il virus, il diritto di parola di ognuno, figlio della consolidata democrazia e della comunicazione nei social che ci rende tutti, scivolosamente, giornalisti e scrittori permette la feroce opposizione delle masse verso quel governo, sempre più spesso e impropriamente, definito “dittatura sanitaria”. Noi stentiamo, dunque. Loro no, loro sanno, hanno capito prima di noi. E vedono chiaramente nella “Green pass” una strategia politica volutamente discriminatoria. Così fioccano sul web i paragoni con le leggi razziali italiane, le pratiche esclusorie dell’età fascista, volano a pioggia citazioni di Primo Levi e Anna Frank: sono all’erta loro, non c’erano ma non hanno dimenticato. Non insegnano storia ma sui sociali sì, tendono a farlo: non si tratta solo di complottisti e no vax, è un corteo di improvvisati, uno sgangherato eterogeneo mucchio di teste non ben strutturate su cui la scuola, aihmè, ha fallito, che però, e questo fa un po’ ridere, danno dei lobotomizzati a chi non sta dalla loro discutibile parte, a chi sceglie di vaccinarsi, a chi mette le mani in testa di fronte a certi accostamenti storici. I testimoni della Shoà sono intervenuti, lanciando l’allarme di fronte alla gravità della cosa. Edith Bruck, vincitrice del Premio Strega Giovani, protagonista della rubrica “Spremute di libri” del corrente numero, ascoltata da “Shalom” sull’argomento ha dichiarato: “Il paragone tra la stella gialla e Green pass è assurdo. Sono cose imparagonabili” e ancora “è come uccidere una seconda volta”. Liliana Segre, senatrice a vita, senza mezzi termini afferma: “Folli i paragoni con la Shoà.” E poi “Ho visto gesti in cui il cattivo gusto si incrocia con l’ignoranza, ma non mi sorprendono più”. Dichiara poi: “l’uso distorto della memoria è una vergogna che dura da tempo”. Questo è il punto, violentare il passato e renderlo strumento a tutti i costi di lettura dell’oggi, anche quando è fuorviante, come avvertiva Nietzsche, spesso cela volontà di sottomettere gli altri alla propria visione del mondo. Alcuni sedicenti scienziati e filosofi guidano il movimento strano ed informe che manifesta e disobbedisce ormai un po’ in tutta Italia, e questo è preoccupante. La rete diventa pericolosa cassa di risonanza, poiché questa disobbedienza civile si basa su una superficiale “iper-informazione”, il nuovo male del secolo. Non abbiamo bisogno di illuminati, in questo tempo, ma di umili costruttori di progresso. E invece abbiamo carismatici esseri spirituali che parlano di Storia senza veramente conoscerla, legiferano senza essere politici, danno notizie senza essere giornalisti e indicano la direzione giusta alla Scienza senza essere scienziati. Se questo producono l’istruzione di massa e la diffusione dell’informazione in internet viene per un attimo da pensare, ma solo per un attimo, era forse meglio l’umile analfabetismo di chi ben conosceva i propri limiti…ma il pensiero è già fuggito nella velocità dei tempi, e ritorniamo alla proverbiale tolleranza del diverso, nelle opinioni, abitudini, reazioni, che fa di noi civilizzati e democratici uomini del nostro tempo.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.