La scrittura è una passione antica per Pantano Italiano, e l’ha sempre accompagnato e consolato fino al momento in cui, nel 2013 è diventata una dimensione concreta e più prepotentemente viva e presente nella sua esistenza, con la pubblicazione di “Condizioni disparate”, a cui farà seguito nel 2019 “La rampa sbagliata”, il romanzo in cui è in atto un’opera di demolizione sistematica, al tempo ironica e spietata, dell’ideale della famiglia felice. Quasi in contemporanea, nel 2020, vengono proposti in forme diverse il progetto “Occhi” noto attraverso i social e ad oggi inedito, e “In ginocchio da me”, romanzo introspettivo che mette a nudo le fragilità umane, riproponendo il pirandelliano tema, caro all’autore, delle maschere sociali, spesso provvisorie e discutibili, della vittima e del carnefice. Nel ripercorrere i momenti significativi della sua affermazione letteraria, l’autore racconta ai lettori di Spazi Esclusi ciò che la scrittura ha rappresentato per lui…
Ho sempre tratto ispirazione dalla quotidianità, anche se inizialmente la vena ironica e umoristica caratterizzava maggiormente i miei scritti giovanili; successivamente, forte della mia formazione culturale, la mia scrittura è divenuta via via più profonda e spiccatamente esistenzialista, il tratto biografico continuava a sussistere ma l’attualità e le grandi domande metafisiche si facevano più presenti. Un episodio reale, che mi ha portato una grande sofferenza, è stato però il vero stimolo verso una scrittura più matura, che si è manifestata solo dopo, come forma di superamento di questo acuto dolore legato alla sfera sentimentale. Sprazzi e ricordi molto vividi di alcuni momenti di estrema difficoltà, come affreschi separati tra loro, si sono infine, grazie alla penna, ricomposti in un unico quadro oggettivo.
La scrittura ha una dimensione terapeutica?
La ricerca delle parole inevitabilmente permette una più profonda conoscenza di noi stessi, e ci aiuta a dare il giusto peso ai sentimenti, ci consente di analizzare la nostra parte di responsabilità negli eventi vissuti. In maniera quasi incessante, al di là di ogni vittimismo, ci mette nelle condizioni di vedere più chiaramente i nostri errori, piuttosto che accusare unilateralmente gli altri come saremmo istintivamente portati a fare. I miei libri sono racconti a sfondo noir in cui questa dimensione dello scavo interiore è costantemente presente: tutte le volte in cui i miei personaggi soffermano la loro attenzione o il loro sguardo, anche un solo istante, su un qualsiasi oggetto, stanno in realtà conducendo riflessioni molto profonde attraverso una serie di associazioni mentali, di ampio respiro, collegate in qualche modo ai grandi temi dell’esistenza.
“Pantano Italiano” è una bella maschera, l’ottimo nascondimento per proteggere la privacy, o la scelta di uno pseudonimo nasce da altre esigenze?
Essendo i miei testi fortemente autobiografici, e in parte romanzati, lo pseudonimo risolve il problema pratico dell’essere facilmente fraintesi, e conferisce alla mia scrittura una maggiore libertà d’espressione. Se avessi dovuto firmarli io, sarebbero stati altri racconti. La stessa scrittura è, del resto, un mio spazio di libertà, un momento solo mio in grado di regalarmi un profondo benessere.
La curiosità resta ora rivolta alla scelta del nome. Cosa significa Pantano Italiano?
Evoca l’attuale stato della politica; avendo vissuto negli ultimi vent’anni il declino morale del mio Paese, la caduta dei sogni, lo spegnersi dei talenti e delle passioni degli italiani, la disillusione rispetto alle aspettative del futuro, esprimo con lo pseudonimo questo restare “impantanati” in una situazione triste, deludente, che ha caratterizzato la mia generazione. Un secondo significato di “Pantano Italiano” è legato a un gioco di parole.
Questa ricerca della dimensione ludica, del gioco di parole, dell’indizio lanciato al lettore con un gioco di rimandi caratterizza la sua scrittura.
Sì, nel racconto “Occhi”, in particolare, il lettore potrà trovare palesemente questo tipo di ricerca. All’interno di una sorta di incubo, basato sulla situazione attuale, chi legge è invitato a percorrere uno scenario fantastico.
Nel racconto si trattava di una ipotesi letteraria, che prendeva spunto dall’attualità, ma nella vita reale qual è la sua opinione rispetto ai fatti che ci coinvolgono a livello mondiale, pandemia, libertà limitata, concreto rischio di contagio?
L’umanità si sta forse dividendo in due grandi categorie: chi ha gli strumenti accetta, e rispetta le regole, chi si trova invece sprovvisto ricorre a meccanismi di difesa, forse inconsci, che portano a negare la situazione attuale, e ribellarsi alle regole che sono state poste. L’incapacità di affrontare qualcosa che non si è in grado di controllare può essere gestita da una parte col buon senso, facendo ricorso alla propria razionalità e comprendendo che si tratta comunque di una situazione temporanea, dall’altra per estrema fragilità e mancanza di strutture “si nega” la realtà, per non impazzire. Incide molto la forza morale e l’esistenza precedente; chi aveva intorno a sé un contesto stabile ha più possibilità di affrontare serenamente la situazione.
Cosa c’è oltre il visibile, per Pantano Italiano? Cosa spinge e stimola, non visto, la sua esistenza e la sua attività di scrittore?
La mia stella polare è la coscienza, ho sempre analizzato moltissimo, sin da giovanissimo, i comportamenti di tutti, ho sempre avuto a fuoco la linea di demarcazione tra bene e male, questo mi ha aiutato a riconoscere quelle sfumature che stanno in mezzo, di cui la vita è piena. L’analisi dei comportamenti, propri e altrui, e quella ricerca costante per poterli infine collocare nella loro corretta distanza o prossimità dal bene e dal male permettono la costruzione di un quadro limpido a livello etico che poi guida anche nell’amicizia e nell’amore. I tasselli che ho aggiunto negli anni si integravano nel quadro di riferimento e collegavano ai precedenti, quindi non so se è stata una crescita in una direzione che avevo scelto o un miglioramento oggettivo, ma in ogni caso ho sempre cercato situazioni migliori delle precedenti, e le ho vissute in quanto tali. Questo mi ha permesso di raggiungere una serenità e un equilibrio. Ed è questo il vero successo nella vita, che trascende ogni banale definizione di popolarità o fama.
Questa dimensione morale, di cui parla, è forse invisibile, ma si avverte nettamente, leggendo gli scritti di Pantano Italiano, e colloquiando con lei… e non ha di certo significato di condanna, ma di riscatto per ognuno.
Sì, è così. Lo sviluppo della trama del mio ultimo romanzo lancia proprio questo messaggio: il protagonista si rende conto che analizzando i comportamenti di tutti, e considerando ogni aspetto della faccenda, in ultima analisi tutti siamo vittime e carnefici, poiché navighiamo nelle stesse acque. Questa considerazione sarà forse in controtendenza con la società, che ci vuole schierati ad ogni costo, ma ci mette tutti sullo stesso piano e restituisce dignità ad ognuno.
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Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.