L’eco di una canzone rimbalza nella mente
Fa il giro e poi scende in ogni fibra
Si annida un po’ qui e un po’ lì
Ritrova i luoghi lasciati tempo fa
Porta quell’aria del mattino che odora d’uva matura
E quel chiarore ad est di un suo irripetibile colore
Echeggia di vita che riprende e di animi in fermento
In lontananza annuncia cavalieri in armatura e dame silenziose
in silente attesa
Poi rumor di foglie vermiglie o secche
La sera fra le fronde tutto un fremer d’ali e di nidi
Ed al mattino s’inizierà a raccogliere dorati grappoli
Ecco che adesso una sua strofa mi porta in alto fra stormi migratori
E poi giù insieme a gocce d’argentea rugiada
La vita alberga in una nota
Riecheggia nell’animo
L’autunno è la mia stagione. Da sempre ho vissuto le mie estati piuttosto in sordina, quasi con fastidio. La sovraeccitazione che sembra invadere le persone non mi è stata mai congeniale.
Ho sempre istintivamente vissuto il periodo come un momento di isolamento e meditazione. E poi puntuale settembre e i suoi colori, settembre e le sue promesse di nuove cose, di progetti.
Ecco che anche io assumo nuovi colori e nuove forme, come se la luminosa, chiassosa e calda estate abbia avuto una funzione nutritiva per il mio corpo ma soprattutto per la mia psiche. Mi rendo conto che il mio atteggiamento nei confronti dell’estate non è quello canonico: dunque qual è quello corretto davanti ad una stagione che implica un nuovo inizio?
Normalità dunque cos’è? Se per la maggior parte delle persone è normale desiderare e vivere l’estate con euforia e l’autunno è visto apportatore di doveri e rigore? E il suo opposto?
Nel giudicare una persona o una circostanza dovremmo essere totalmente scevri dai legacci della nostra personale esperienza, dai retaggi culturali. Ma è cosa possibile?
I concetti, le parole ci fanno definire la realtà che ci circonda, la fanno incasellare, codificare. Ed è questo l’unico modo suppongo per muoverci in essa. Ma al contempo la limitiamo, le diamo un inizio e una fine. E questo ci “riduce”.
Tutto ciò che è attorno a noi è, né più né meno.
Per me l’autunno è un vero momento di trasformazione, il mio personale Capodanno.
Non una nuova vita ma il proseguimento della tua. Diversi sono gli orizzonti, diversi i colori del cielo. No, non si cambia vita ma ci si trasforma con essa: si cambia pelle per divenire altro. Così tornare ai “doveri” autunnali è solo continuare il percorso carichi di nuove energie ed orizzonti.
“A settembre, c’è nell’aria una strana sensazione che accompagna l’attesa. E ci rende felici e malinconici. Un’idea di fine, un’idea di inizio.”
(Fabrizio Caramagna)
“Nonostante sia tradizionalmente associato con la fine dell’estate e l’imminente arrivo dell’autunno, settembre a me è sempre parso un mese di inizi, una sorta di primavera.”
(Mohsin Hamid)
Sono Marina, dipingo su porcellana e mi dedico all’insegnamento di quest’arte. Cerco di trasmettere l’amore per il bello e per tutte le forme d’arte, da sempre linfa vitale che alimenta un viaggio nel mio io più profondo. La notte il viaggio si trasforma in parole che corrono veloci: i miei pensieri prendono vita e divengono pensieri di tutti.