di Pantano Italiano, scrittore, autore dei romanzi “Condizioni disparate” e “La rampa sbagliata”.
Io ero tra color che son sospesi.
Un giorno li ricorderemo così, questi tempi bui di paura ed incertezza pandemica.
Spacciandoci ciascuno per incolpevole Virgilio trovatosi in un limbo non richiesto.
Ma se ci si prenderà la briga di sgranare la catena delle responsabilità potremmo riscoprire amaramente di aver giocato ognuno la sua parte per arrivare a questa condizione: un virus che colonizza il mondo, ma soprattutto che ci mette sotto scacco, ponendo in discussione ogni certezza.
La verità è che ci siamo predisposti.
Ricordate i nostri nonni? Tutto quello che imparavano era frutto di esperienza personale, era fuoco toccato con mano, era ustione sulla propria pelle. Ogni loro parola di saggezza era figlia di granitiche certezze: benedetto catrame accumulato da quella loro vita senza filtro!
Ne è passato di tempo: un caterpillar su (sotto?) questa nostra società…
E a forza di capricci, pappe pronte e di opinioni preconfezionate, eccoci adesso fragili e indecisi.
Ignavia e lasciar fare hanno scavato la fossa della nostra conoscenza.
Ogni scelta che spacciamo per la nostra viene ormai dal codazzo di contorno di uno slogan trovato sulla rete: cotto e mangiato senza controllare ingredientistica e controindicazioni.
Come sola terribile incombenza, schierarsi da una parte o da quell’altra. Che ormai buon senso e compromesso, premesse necessarie al quieto vivere, hanno lasciato il posto ad odio e diffidenza…
Così, senza dovere scomodare le chiappe dal divano ed il cervello, è diventato facile sposare questa o quell’altra idea (che tanto se divorzi il giorno dopo, ormai nessuno te ne chiede conto) … e farla tua senza davvero possederla… e rafforzarla sulla pelle altrui (e non su quella tua come i tuoi nonni) … e dare addosso a tutti con violenza (verbale, sia ben chiaro, che tanto mal che vada ti arriva un vaffanculo e così sia) …
Ed eccolo l’amaro contrappasso dantesco di una tal comodità, di un sì facile accesso a tante informazioni: la tua pigrizia a volere approfondire, a capire davvero le questioni.
Nessuno lo pretende più da te. E tu stai già benissimo così.
Finché non interviene un imprevisto, qualcosa di terribile ed ignoto, che senza essere visto si diffonde e può strisciare fino al tuo divano…
Politici, giornali ed influencer, la dettano una linea sulla rete, ma quando ognuno poi si contraddice, senti salire il panico stavolta. Respiri, metti insieme un po’ di calma e cerchi cosa dicono gli esperti: un mese di cautela convergente, ma poi anche loro iniziano a schierarsi: “È un’influenza!”, “Moriremo tutti!”.
La cosa ora ti tocca da vicino, te e tutto l’orticello familiare: devi sapere cosa devi fare! Rispolveri la tua capacità di approfondire ma… è tutta arrugginita e non va più!
E tutto in una volta prendi atto che cose che pensavi già assodate si fondano sulla farina altrui, senza nessuna consapevolezza: la tua è una conoscenza liquida (e coi grumi)!
Ecco che cosa ha fatto il virus, a te ed a tutta una generazione: ha messo a nudo l’inadeguatezza ad affrontare consapevolmente le scelte più importanti della vita. Ed il primato della tua paura sull’esigenza tua di libertà. Come quando alla fine del lockdown ti sei detto: ora che si può uscire, che si fa? Magari resto a casa ancora un po’…
Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.