Va letto ad alta voce, e poi bisogna fermarsi ogni tanto, e rileggere alcune frasi che hanno l’essenza dell’aforisma, ma non lo sono. Vanno sciolte in bocca, lentamente, come una caramella. Poi ti accorgi che non si mangia, è una dinamite e comprendi il perché della pubblicazione postuma, posticipata di circa dieci anni da tentennanti, angosciate anime dell’Ottocento. Non è un romanzo, ma ciò che racconta, ossia il Cristianesimo, per Nietzsche, sì che lo è. Autori: San Paolo, i preti, la Chiesa che hanno disincarnato Cristo, unico vero cristiano, alle origini perfetto “oltreuomo”, rendendolo un simbolo. E Nietzsche odia i simboli. Il Gesù storico come tipo superiore? Perché no? Di certo l’uomo nuovo c’è sempre stato, anche ieri, non appartiene unicamente al futuro; solo è sporadico, esiste in casi isolati. E le società, tutte, si sa, preferiscono il gregge. Quando invece rivolge disprezzo, denuncia, e quella punta di derisione che dà un retrogusto piacevolmente amaro alla caramella, allora Nietzsche oltre a denunciare quel vizio che è il Cristianesimo, una vera maledizione che ci ha defraudato delle abbondanti messe dell’età antica, ragiona per stirpi. Gli idealisti e i preti, ad esempio, appartengono alla stessa: quelli che guardano ogni cosa dall’alto, e hanno “tutti i grandi concetti in mano e li giocano con benevolo disprezzo”. Pericolosissimi. A tal punto che Nietzsche muove una contro-guerra a tutti coloro che “hanno in corpo sangue di teologo”. Scova questo istinto negli insospettabili, che rende menzogne in carne e ossa. Ciò che loro dicono deve essere falso: ecco un nuovo criterio di verità per noi.
È un libro che squarcia “il velo di Maya”, il piano delle apparenze, ancora più a fondo delle intenzioni di Schopenhauer: non si limita a farti vedere la volontà di potenza della vita come cifra del mondo, non ti porta al disgusto di Lei. Vuole che tu la voglia. E la accresca in te, smisuratamente. Questo è Nietzsche, potremmo dire parafrasando lui. Uno spirito lucido, e isolato, che ha odiato gli uomini e amato l’umanità tanto da scuoterla e vedere in essa una possibilità di salvezza da tutto questo moderno, che per lui è sinonimo di sbagliato. Dunque è così anche oggi, per noi? Viviamo in un’epoca rovesciata in cui i valori sono idoli, e inginocchiarci è spezzare le nostre gambe? Dietro i più splendenti ideali si celano le peggiori intenzioni? Siamo ancora animali, solo senza istinto. E talmente decadenti da scegliere il peggio per noi, ciò che ci danneggia, senza nemmeno scomodare Agostino e il servo arbitrio dei luterani (verso i quali il filosofo nutriva una ostentata antipatia). E siamo talmente miopi da chiamarlo valore. Così parlò Nietzsche.
Io ve lo consiglio, questo saggio, ma sappiate che è “per pochissimi”.
“L’Anticristo” di Friedrich Nietzsche.
Mi chiamo Irene e sono il direttore di questo magazine on line, fondato con l’Associazione Culturale “Le Ciliegie”. Nel lontano 2003 mi sono laureata in Filosofia con 110 su 110 e lode, tesi in Bioetica sull’esistenzialismo francese, e proprio come Jean Paul Sartre, mio filosofo del cuore, ho idea che “terminerò la mia vita esattamente come l’ho iniziata: tra i libri”. Sono una giornalista culturale e una docente di Filosofia e Storia: il giornalismo è la mia scusa per scrivere, l’insegnamento la mia palestra. Ma la verità, dietro tutte queste maschere di carne, è che sono una scrittrice, e scorre inchiostro nelle mie vene.