Non è un mistero, uomini e donne sono differenti! Oltre alle differenze puramente fisiche e caratteriali, una costante rimane immutata, il cervello! Ebbene sì, sia gli uomini che le donne sono dotati di materia grigia, la questione è saperne fare buon uso. Eppure le donne nel corso della storia sono partite svantaggiate perché considerate da sempre il “sesso debole”. La giustificazione di tale debolezza? La conformazione fisica non permetteva loro un sufficiente rendimento lavorativo. Insomma, per farla breve il fatto di avere le tette e qualche fastidio mensile era un grosso problema! Beh, oggi il cambiamento di rotta sembra evidente, vero? Ed invece le cose non stanno proprio così! Si sente l’esigenza di difendere quelle conquiste faticosamente raggiunte e tradotte in leggi sulla carta. Una quotidiana corsa ad ostacoli, dove il riconoscimento dei diritti trova forti resistenze e discriminazioni in ambito lavorativo, familiare e sociale. Ripercorriamo alcune tappe basilari di questo cammino in continua evoluzione: con il diritto di voto concesso per la prima volta con il Referendum del 1946 le donne contribuiscono attivamente alla nascita della Repubblica Italiana. Nel 1948 con l’entrata in vigore della Costituzione Italiana vennero riconosciuti diritti fondamentali ed irrinunciabili. L’articolo 37 della Costituzione stabilisce il principio di assoluta parità tra lavoratori uomo e donna, come conseguenza del divieto di discriminazione in base al sesso, sancito dall’articolo 3 della Costituzione. La donna lavoratrice viene tutelata, così come la sua essenziale funzione familiare. Nel 1963, con la legge del 9 gennaio 1963 n. 7, viene vietato il licenziamento della donna lavoratrice per causa di matrimonio. Con il matrimonio si spogliava della sua essenza di donna e di lavoratrice, per vestire i panni di madre e moglie devota! Dobbiamo poi aspettare gli anni ’70 per vedere approvate le leggi sul divorzio (legge del 1̊ dicembre 1970 n. 898), sull’interruzione volontaria di gravidanza (legge del 22 maggio 1978 n. 194) e le nuove regole del Diritto di Famiglia (legge del 1̊ dicembre 1975 n. 898). Nonostante le legislazioni vigenti al passo coi tempi, esisteva ancora, nei casi di abuso sessuale, il “matrimonio riparatore”. Il carnefice “accettava” di sposare la vittima, in quel caso il reato di stupro si estingueva e “l’onore della famiglia” (della vittima) era salvo! Solo nel 1981 il Parlamento Italiano con la legge n. 442 abroga il “delitto d’onore”ed il “matrimonio riparatore”. Da tempo abbiamo sfatato l’etichetta di donna quale “sesso debole”. Malgrado ciò, restiamo ancorati a vecchi stereotipi dove la forza viene associata alla virilità maschile e le diseguaglianze in ambito lavorativo, economico e sociale sono ancora concrete. Lungo è il percorso per arrivare ad una vera parità di genere, cercando forse di incoraggiare il dialogo e l’incontro tra “menti emancipate” (J. F. Dobie). Una saggia donna disse: Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società (Rita Levi-Montalcini).
Sono Simona, avvocato, docente di Diritto e criminologa. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Catania. La curiosità verso quei circuiti e/o cortocircuiti della mente e dell’ambiente circostante mi ha portato ad esplorare tanti micro mondi lasciati nell’ombra. L’obiettivo è quello di dare visibilità agli invisibili, raccontando il mondo con serietà ed una buona dose di ironia. Ispirata dalla ricerca di quella Dea cieca che spinge una “mini-toga” a guardare sempre avanti con impegno. Il mio biglietto da visita: “Lo si voglia o non lo si voglia, io giustizia e verità impongo!” (Dario Fo).